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LA SCONFITTA DEL MENOPEGGIORISMO

(Da Repubblica)
Ammettiamolo pure: le polemiche sui privilegi dei politici (più che della politica in sé) suonano sempre un po’ demagogiche, tanto più quando i ricorsi storici le trasformano in una specie di generica voga che coinvolge tutti e nessuno.
In fondo funziona come un gioco delle parti: la “gente” ce l’ha con la “casta”, la casta fa qualche concessione, e poi tutto resta sostanzialmente come prima. I benefit ceduti da una parte vengono recuperati da un’altra nel giro di qualche mese: basta saper fare le cose con discrezione. È quindi con soddisfazione che va accolta la posizione di Antonello Cracolici, che mette in gioco sé stesso e smaschera il gioco delle parti addossandosi il ruolo di cattivo. Bisogna dargli atto del suo coraggio, mentre tutti gli altri deputati regionali si barcamenano o cadono direttamente dal pero, sostenendo di non sapere nemmeno di percepire 4000 euro al mese a titolo di spese di viaggio e soggiorno in una città dove già risiedono.
Cracolici invece no: ĞLa diaria è un costo omnicomprensivo che prevede tante attività. È lo status che ci parifica ai senatori, non l´abbiamo certo istituita noiğ. In questo si trova d’accordo con il presidente dell’Ars Cascio, che sostiene: “La diaria è una delle voci complessive che compongono lo stipendio di un deputato, si chiama diaria ma è una sorta d´indennità, anzi serve proprio a integrarla. Rivedere la diaria significherebbe rivedere anche l´indennità”. Ci mancherebbe altro.
In un momento difficile per tutto il Paese è consolante scoprire che almeno su un argomento di cruciale importanza come questo, destra e sinistra trovano un terreno di piena concordanza. Ma non basta. Cracolici se la piglia pure con chi nel suo partito immagina che qualche sacrificio - insomma, visto il periodo - si potrebbe pure fare: ĞNon mi piace la canèa e mi è stata sempre antipatica quella sinistra con la puzzetta sotto il naso pronta a inneggiare ai tagli per ipocrisiağ.
La franchezza del deputato regionale del Pd è un sollievo. In effetti, che dinamiche drammatiche può avere un gioco delle parti in cui tutti, sulla carta, sono d’accordo? Questa polemica sui tagli, se non ci fosse chi irride il buonismo demagogico, avrebbe un sapore fin troppo stucchevole. Il contributo alla chiarezza è ancora più notevole proprio perché, in questo caso, la difesa della cosiddetta casta viene da un esponente di spicco del maggior partito di Centrosinistra. Se non bastassero i lottizzati bipartizan che ognuno di noi ha comodo di osservare sul proprio posto di lavoro, ecco servito un nuovo e smagliante argomento prêt-à-porter per chi sostiene che tanto i partiti sono tutti uguali, tutti rubano alla stessa maniera.
Esiste tuttavia una piccola considerazione che mette in dubbio la tesi unanime di Cascio & Cracolici. I “costi della politica” risulterebbero senz’altro più accettabili per i contribuenti se a questi costi corrispondessero dei servizi adeguati. Non è solo il momento di crisi che consiglierebbe ai deputati regionali uno stile di vita caratterizzato da maggior pudore. La domanda più crudele non è come mai guadagnino tanto, ma piuttosto come sia possibile che guadagnino tanto in cambio di un così modesto contributo legislativo e amministrativo.
Persino una modica quantità di pubblica corruzione sarebbe ammissibile, in cambio di una classe politica illuminata, capace di guidare la Sicilia fuori dal guado del sottosviluppo. Purtroppo, però, questo è un traguardo molto di là da venire. Anzi: da come si sono messe le cose, può andare solo peggio. La confusione dei ruoli fra maggioranza e opposizione mette definitivamente fuori gioco il voto d’opinione: nessuno può più smentire chi sostiene che tutti i politici sono uguali. Era la posizione dei menopeggioristi. Ma ecco il bel risultato del Laboratorio Sicilia di questi mesi: anche turarsi il naso e votare il meno peggio è diventato impossibile. Per l’ottimo motivo che un meno peggio non esiste più.

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Roberto Alajmo | 14/08/2011

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