CAMMARATA, GIA' MI MANCHI
(Da Repubblica)
Ora il sindaco Cammarata sembra essere diventato lunico responsabile di tutti i gradini che Palermo sta scendendo a precipizio. La città è fetente? Colpa di Cammarata. La cultura è un deserto? Colpa di Cammarata. Tutta colpa di Cammarata. Non che non sia vero: il naufragio di questa amministrazione non viene più negato nemmeno dagli stessi responsabili, almeno in privato. E lattuale sindaco ha enormi responsabilità, se non altro per averci messo la faccia e il sorriso.
Ma bisogna stare attenti, perché questa individuazione del capro espiatorio, sempre dello stesso capro espiatorio, nasconde un virus molto pericoloso, che rischia di ammorbare anche il futuro di questa sfortunata città. Facciamo uno sforzo, e ricordiamo che quando nel 94 Silvio Berlusconi - e in Sicilia Gianfranco Micciché, per suo conto - pronunciò il suo todos caballeros, nellinfornata dei miracolati rientrò un notevole numero di asinelli. Avvocaticchi, giovinastri di speranze nemmeno tanto belle. Alcuni di loro hanno fatto unottima carriera: inversamente proporzionale al talento, e direttamente al servilismo. Diego Cammarata, fra questi, era uno dei meno peggio. Sapeva sorridere, sapeva stare in società. Non è mai stato fra quelli che facevano dellideologia una corda a cui impiccare i giornalisti non allineati. Se ci sforziamo di ricordare il contesto di inizio del suo primo mandato, dobbiamo ammettere che poteva capitarci un sindaco molto peggiore.
Poi il risultato è stato la terra desolata di questi anni. Ma è pericoloso e fuorviante, persino sospetto - questo scaramantico scaricare ogni responsabilità sulle spalle dellattuale primo cittadino. Anche da parte dei suoi stessi alleati. Anche da parte di chi lo aveva individuato e sponsorizzato per quella carica, e che adesso, come se niente fosse, si prepara a fare da king maker del prossimo sindaco.
Cammarata è ormai diventato un cassonetto di raccolta indifferenziata delle responsabilità, e il rischio è di fargli fare la fine di certi pupazzi di paglia che vengono catarticamente bruciati durante le feste popolari per simboleggiare la rinascita. Bruciato lui, tutti i problemi saranno alle spalle.
Invece no. Non basta prendersela col muro vascio più a portata di mano. Perché come dimostrano i casi di altre amministrazioni pubbliche o pubblicamente partecipate, è proprio la classe dirigente miracolata dal berlusconismo a essersi dimostrata spaventosamente incapace. La Provincia di Palermo, per dire, può contare su una minore visibilità: ma rispetto al Comune non dimostra nemmeno un sobbalzo di encefalogramma.
Attenzione: questo ragionamento non vuole sfociare nel tanto sono tutti uguali. Alcuni sono molto peggio di altri. Però laria che tira lascerebbe pensare che, scaricando il malocchio su Cammarata e mandandolo a intiepidire uno scranno di Strasburgo, la sfortuna di Palermo è destinata a finire. Non è per niente così. Cammarata è il prodotto, nemmeno il peggiore, di un sistema che sa produrre solo personale politico del genere. E che adesso lo ha scaricato più o meno apertamente, confidando nella scarsa memoria dellelettorato. Se lasceremo che il fideiussore del prossimo sindaco sia lo stesso che ha portato allattuale disastro, cè la verosimile prospettiva che lamministrazione ventura sia ancora peggiore. Per disinnescare il circolo vizioso che porta lelettore a produrre una classe politica peggiore di sé (e viceversa), bisognerebbe che, prima ancora di Cammarata, fossero i suoi mandanti ad avere un soprassalto di pudore e stare fermi almeno un turno.
Come palermitani dobbiamo prendere coscienza: malgrado tutto, non abbiamo toccato il fondo. In Frankenstein Junior cè una memorabile scena in cui Gene Wilder e Marty Feldman stanno faticosamente scavando in un cimitero, di notte. Il primo crede di fare una domanda retorica: potrebbe andare peggio di così? E laltro risponde: Sì, potrebbe piovere. In quel momento scoppia un temporale.
Ecco. A Palermo dobbiamo trovare il coraggio di farci questa domanda: potrebbe andare peggio di Cammarata? Sì: potrebbe piovere.