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I VERI AMICI NON SCRIVONO ROMANZI

(Oggi si presenta a Palermo "Zita", di Enrico Deaglio. Libreria Modus Vivendi, 18,30)
Qualcuno può dire che certo: io e Enrico Deaglio siamo amici. Però uno gli amici se li sceglie sulla base della stima che nutre nei loro confronti. Per esempio, io lui l’ho conosciuto con la scusa di dirgli quanto mi era piaciuto “La banalità del bene”. Poi, siamo diventati amici. Amici di quelli che non si vedono mai, peraltro.
Quindi sono suo amico perché lo stimo, non arrivo a (far finta di) stimarlo perché sono suo amico. Se la stima viene prima, l’amicizia di solito si mantiene in purezza, anche quando l’amico in questione ti dice che ha scritto un romanzo.
Perché questo è successo: il mio amico Enrico Deaglio ha scritto un romanzo.
Il problema è che io sono diventato insofferente ai romanzi. Più passano gli anni, più mi sento di aderire alla teoria di Cioran, il quale sosteneva che esistono al mondo già abbastanza cose, per concedersi il lusso di inventarne di altre.
Preferisco sempre più leggere e scrivere storie che già si trovano in natura, eventualmente elaborandole. Consideratela pure una forma di riciclo, di ecologia della letteratura.
Se quindi Enrico Deaglio un giorno decide di deragliare dal suo binario di annali e reportage per finire nel mare aperto del genere romanzesco, io sono portato a preoccuparmi. Magari, pensavo, sarò costretto a farmi piacere anche questo romanzo per via della stima e conseguente amicizia di cui sopra.
Per fortuna, “Zita” è una storia che si innesta sulla Storia. Anzi, molte storie vere o verosimili che si intrecciano attorno a quella gomena portante che è la Storia, con la S maiuscola. Per farvi capire: non per niente la parentela più prossima che mi è riuscito di trovare è con “La storia” di Elsa Morante.
Nelle avvertenze di coda di certi film, oppure sui cosiddetti bugiardini di alcuni cosmetici o medicinali c’è scritto: “nessun animale è stato maltrattato durante le riprese”. Oppure: “Non testato sugli animali”. Ecco, su questo libro alla fine bisognerebbe aggiungere una postilla di questo genere: “nessuna storia è stata troppo inventata per la realizzazione di questo romanzo”. Esattamente il contrario di quel che si fa di solito per mettersi al riparo da cause legali: “ogni riferimento a fatti o persone esistenti è puramente casuale”.
“Zita” è il contrario di questi romanzi addizionati di fantasia. È un libro fatto quasi senza emissioni di Co2 dell’atmosfera. Adoperando solo ingredienti a chilometri zero.
In definitiva, volendo fare un bilancio, mi è andata bene. Come lettore. Come estimatore di Enrico Deaglio.
Ma anche come amico.

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Roberto Alajmo | 15/09/2011

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