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PRECAUZIONALMENTE

I narratori di sogni delegano spesso alla sfera onirica il loro bisogno di creatività.
Dietro la pulsione a raccontare un sogno si nasconde l’aspirazione a un talento che si faccia conquistare a buon mercato, come certi corsi di lingue da seguire durante le ore del sonno.
Facile essere grandi sognatori. Facile anche mettere in versi i propri sogni. Rispetto agli aspiranti romanzieri, che pure non sono pochi, i poeti-sognatori possono anche risparmiare sulle parole, diluirle nello spazio del foglio in maniera arbitraria.
Dichiararsi poeta è gratis. Chiunque può scriverselo sul curriculum. Anzi, ogni occasione è buona per sottoporre il titolo a una democratizzazione forzata, facendone omaggio a chiunque.
Poeta è qualsiasi cantante che si scriva i testi da sé. Magari saranno gli altri ad attribuire l’alloro, e nella maggior parte dei casi i diretti interessati si limitano ad andare all’incasso. Come Gesù di fronte a Caifa che gli chiedeva se davvero lui fosse il figlio di Dio: Tu l’hai detto.
L’unico a rifiutare senza ambiguità è stato Fabrizio De André che, essendo un vero poeta, si guardava bene dalla se-dicenza. A chi gli chiedeva se pensava di esserlo, una volta rispose:

“Diceva Benedetto Croce che prima dei diciotto anni tutti scrivono poesie. Dopo i diciotto restano a scriverle solo due categorie di persone: i poeti e i cretini. Quindi io, precauzionalmente, mi definisco un cantautore”.

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Roberto Alajmo | 04/11/2011

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