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COPERTINA MATTO AFFOGATO


OK, PANIC

(Oggi sul Mattino)
Forse l’Apocalisse dei Maya somiglia un po’ a questo mondo senza benzina. Un mondo diverso da quello che hai conosciuto e amato almeno dal dopoguerra a oggi. Adesso scopri improvvisamente che basta sfilare il mattoncino benzina per far crollare tutto il castello di certezze che ti eri costruito a proposito di mobilità, e quindi lavoro e rapporti umani. In Sicilia si sono visti di recente giorni senza carburante ai distributori, e adesso si replica anche a Napoli. Strade semi-deserte e socialità sospesa. La tua sfera di spostamento torna a ridursi ai chilometri che riesci a coprire a piedi o in bicicletta, se non adoperando la poca benzina che ti è rimasta nel serbatoio. La tua sfera di circolazione si limita al quartiere, al paese, o poco più. In fondo l’allargamento di questa sfera è una conquista abbastanza recente. La maggior parte degli italiani che ti hanno preceduto non avevano mai visto nemmeno il capoluogo della loro regione. È stato così almeno fino ai tempi del tuo bisnonno. Lui aveva magari un asino o un cavallo, però.
Nella circostanza non mancano di far sentire la loro voce gli apocalittici positivisti, quelli che colgono nella mancanza di benzina un’opportunità per cambiare certe cattive abitudini automobilistiche. È vero che nell’etimologia della parola greca da cui viene Apocalisse c’è, nemmeno tanto secondario, il significato di “Opportunità”. Ma è anche vero che certe opportunità preferiresti coglierle spontaneamente, e non perché costretto dalle circostanze.
Di sicuro questa Fine del Mondo in formato bonsai porta a riflettere. In particolare è la corsa all’accaparramento di carburante e di generi alimentari che evoca scenari da ultimi giorni dell’umanità. È un fenomeno di panico generalizzato e contagioso.
(...)
Sono le profezie che si autoverificano. Basta che qualcuno dica “forse finirà la benzina” e tutti corrono a fare benzina, provocando la fine delle riserve di carburante. Non si sa se la benzina sarebbe finita comunque, ma la controprova è destinata a non arrivare mai. E il latte, e l’acqua minerale. Sono timori ancestrali, che affondano nel tuo passato di ex povero. Ora che ci pensi: chi l’ha detto che tu devi appartenere alla prima generazione di italiani che non ha conosciuto carestie? Nell’incertezza, meglio andare al supermercato, riempire il carrello e mettere tutto nel surgelatore.
Forse funzionerà così anche per la fine del mondo secondo i Maya. A parte la scaramanzia, nessuna persona sensata immagina che il ventuno dicembre prossimo il genere umano sarà invitato a sgomberare il pianeta Terra. Millenarismi del genere sono stati smentiti troppe volte in passato per essere presi sul serio. Esiste però l’eventualità che il panico finisca per diffondersi ugualmente. Che si verifichi un cortocircuito. La Fine del Mondo è una bufala. Ma la paura della Fine del Mondo è destinata a provocare la Fine del Mondo.

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Roberto Alajmo | 27/01/2012

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