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LA GRANDE GUERRA FRA NONNI E NIPOTI

(Da Repubblica)
(...)
Com’è che ti dispiace vedere Leoluca Orlando battersi come un leone per una causa persa? Com’è che soffri a vedere Rita Borsellino sbertucciata da un branco di sciacalletti che sfruttano lo schermo di internet e spesso nemmeno hanno il coraggio di firmarsi col loro nome?
Deve esserci stato un cedimento delle tue difese immunitarie sentimentali, ma forse, soprattutto, è una questione generazionale. Magari c’entra pure l’allungamento dell’aspettativa di vita, ma sta di fatto che ti ritrovi ad appartenere a una generazione anomala. La generazione dei cinquantenni. Una generazione che è rimasta ai margini dell’impegno pubblico, tralasciando le responsabilità del potere e consendendo a settantenni e ultra di continuare a esercitarle in regime di proroga sine die. Almeno in Sicilia, almeno a Palermo. Almeno a Sinistra, visto che a Destra la devozione per i Padri Nobili dura fin quando dura la paghetta che quelli elargiscono.
I cinquantenni di oggi hanno trascurato un rituale che a quanto pare è fondamentale: la Rottura col Padre, l’Uccisione del Maestro. Rituale di passaggio obbligatorio, se vuoi crescere e prendere il posto di chi ti ha preceduto. È un passaggio esistenziale magari crudele, ma che da un punto di vista antropologico risulta inevitabile e universalmente riconosciuto come naturale. Nel susseguirsi delle generazioni, tu sei l’anomalia. Tu che coi Maestri hai mantenuto un rapporto, in certi casi, affettuoso e sereno. Hai lasciato che rimanessero in cattedra fino a quando non avevano più niente da dire, niente da insegnare. Una forma di rispetto che confina abbondantemente col masochismo. Ma tant’è.
Puoi parlare per quanto riguarda te, ma anche per la generazione a cui appartieni: non hai proceduto all’Uccisione dei Maestri un po’ per ignavia, un po’ in nome del vivere nascostamente, e devi ammettere che vivere nascostamente ti piace abbastanza. Tutto quell’affannarsi, quell’arrampicare ti è sempre sembrato di cattivo gusto. Il risultato, però, è che hai saltato il turno nella gestione del mondo, anche nella gestione di quello strapuntino di mondo che ti sarebbe toccato in sorte. Salvo rarissime eccezioni, non rimarranno cinquantenni di Sinistra, nella storia della Sicilia.
I Vecchi sono rimasti al potere molto oltre il loro tempo naturale: e che altro potevano fare, a quel punto? Esemplare è il cambio della guardia, qualche anno fa, alla Fondazione Whitaker, dove un ultraottantenne lasciò la presidenza: e venne rimpiazzato da un ultranovantenne. Largo ai giovani, proprio.
Di che ti lamenti? Crescendo, non ti sei preso le tue responsabilità, e il risultato è quello che hai sotto gli occhi. Dovresti avere persino pudore a criticare l’abisso in cui è piombata la tua città. Puoi solo sinceramente sperare che i più giovani riprendano la tradizione interrotta. Ma perché dovrebbero uccidere il padre, se il padre risulti tu, che sei nuddu miscato cu nenti? Tu non rappresenti ostacolo allo sviluppo della personalità dei figli. Giustamente, la generazione dei trentenni ignora quella dei cinquantenni e se la prende direttamente con quella dei settantenni. Questo è il disastro umano, prima ancora che politico, cui stiamo assistendo dopo le Primarie di Palermo: un conflitto contronatura fra generazioni distanti, nel quale i giovani sembrano tutti cannibali e i vecchi tutti rimbambiti.
Certo, ti addolora vedere questa perversione della norma naturale: i nipoti che uccidono i nonni. Se già nell’Uccisione del Padre è insita una mancanza di pietas che può far male al cuore, questa rissa intergenerazionale fra nonni e nipoti ha veramente un pessimo sapore. Forse è proprio il salto generazionale di cui tu sei responsabile che ha causato tutto il livore, l’accumulo di acredine che a Sinistra è emerso in queste settimane. È una pentola a pressione lasciata sul fuoco per troppo tempo, e che adesso è pronta a scoppiare.
Non sorprende vedere gli elettori scansarsi.

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Roberto Alajmo | 24/03/2012

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