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CORNUTO CHI NON VIENE

(Stasera - giovedì, ore 19 - alla biblioteca comunale di Palermo si presenta il libro la cui copertina vedete qui sotto. Mi raccomando.
Quello che segue è uno stralcio)

...Siccome Arturo ha abbondantemente raggiunto nel frattempo una discreta maturità, potrebbe farti la domanda più ovvia: Chi ha vinto? Come è finita la rivolta civile susseguente a Tangentopoli e alle stragi? Non esiste una risposta facile e definitiva. La degenerazione berlusconiana che ha intossicato l’ultimo ventennio sarebbe, di per sé, la dimostrazione di una sconfitta. Giustizia è stata fatta per Capaci e Via D’Amelio? A un certo punto pensavi di sì, poi si è scoperto che no, forse, quasi, insomma, in parte.
Però abbandonarsi al pessimismo è una tentazione cui devi resistere, se non altro per non lasciare lo sconforto in eredità a tuo figlio. Esiste un repertorio fin troppo usurato di luoghi comuni sul tema. Quello più abusato di tutti consiste in una parola: irredimibile. Chiesero una volta a Sciascia di trovare un aggettivo che in sé bastasse a riassumere la Sicilia. E Sciascia rispose: irredimibile. Da allora in poi questa parola ha accompagnato ogni scuotimento di testa, ogni chi-te-lo-fa-fare. Al punto da inquinare qualsiasi falda di speranza.
La parola irredimibile, mediante l’autorevole imprimatur di Sciascia, si è trasformata nel muro di cinismo su cui andava a infrangersi qualsiasi ideale positivo. Eppure varrebbe la pena di andare a ripescare l’originale di quell’intervista rilasciata al Sabato dallo scrittore siciliano poco prima di morire, e sforzarsi di rimettere l’aggettivo nel contesto in cui venne pronunciato. “Irredimibile”, rispose effettivamente Sciascia. Aggiungendo però: “Ma comunque bisogna continuare a lottare, a pensare, ad agire come se non lo fosse”.

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Roberto Alajmo | 10/05/2012

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