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CUORE DI MADRE


PALERMO RESPIRA ANCORA

(Da Il Mattino)
Dev’essere la primavera. Oppure un friccicore dovuto all’imminenza delle elezioni per il nuovo sindaco. Sta di fatto che dopo un sonno decennale l’intelligenza di Palermo sembra essersi svegliata. Intelligenza a pressione alta, fra l’altro: di quelle che appena suona la sveglia schizzano dal letto, subito all’apice delle loro possibilità. Il problema con l’intelligenza di Palermo, semmai, è il contrario: riuscire a resistere nel tempo, senza squagliarsi alle prime avversità.
Insomma: pare che anche in partibus infidelium stia succedendo qualcosa. Forme di vita culturale che sembravano estinte e invece germogliano improvvisamente. Due germogli, per l’esattezza. Forse a cominciare sono stati, un anno fa, quelli del comitato “I Cantieri che Vogliamo”, che hanno puntato un faretto sui Cantieri Culturali della Zisa, fino a dieci anni fa organo pulsante della vita cerebrale cittadina e poi sprofondati in una specie di coma vegetativo. Sempre aperti, ma vuoti e abbandonati.
Quest’area industriale dismessa, che consiste in una quarantina di capannoni più o meno diroccati, venne destinata dall’amministrazione di allora a ospitare musica, concerti ed esposizioni. Qualche capannone nel frattempo è stato restaurato, altri rimessi su alla meno peggio, altri ancora semplicemente transennati in attesa di un progetto di recupero definitivo che non è mai stato fatto. Il problema è che la recente amministrazione comunale ha mostrato poco entusiasmo (eufemismo) per le questioni della cultura. Ai Cantieri hanno trovato casa gli istituti di cultura francese e tedesco, l’istituto Gramsci, una succursale del Centro Sperimentale di Cinematografia e l’Accademia di Belle Arti, ma finora sono rimaste isole a sé stanti, quasi tutte più o meno tagliate fuori dal contesto cittadino.
Adesso che al Comune c’è un commissario, Luisa Latella, dopo qualche iniziale incomprensione, il Comitato è riuscito a trovare un interlocutore. Il primo risultato concreto si è registrato pochi giorni fa, quando è stato riaperto il cinema dei Cantieri. Una storia esemplare: 500 posti comodi, perfettamente in grado di funzionare, inaugurato cinque anni or sono con un gran colpo di grancassa: e richiuso l’indomani. In un primo tempo, su richiesta del Comitato, il dirigente comunale responsabile ha risposto con un diniego: non era possibile concedere l’uso della sala. Dopodiché, in seconda battuta, il commissario Latella ha domandato: perché no? È venuto fuori che mancava non l’agibilità, che sarebbe stato comprensibile. Quella c’era. Mancava la “catastazione”, e mancava per un ottimo motivo: in cinque anni nessuno del Comune aveva fatto lo sforzo di presentare la pratica all’ufficio competente. Risultato: adesso il cinema è aperto, intitolato a Vittorio De Seta e gestito da un gruppo di giovani entusiasti.
Un altro epicentro di vivacità si è registrato di recente nel quartiere della Kalsa. È il teatro Garibaldi, di cui si è parlato a livello internazionale quando ha ospitato gli spettacoli scespiriani di Carlo Cecchi. Chiuso da quattro anni per lavori di restauro molto discussi e comunque mai terminati, il Garibaldi è stato espugnato da un gruppo di giovani che l’ha riaperto coinvolgendo artisti locali e altri d’importazione che si trovano a passare da Palermo e hanno voglia di vedere che aria tira. Anche stavolta il commissario Latella si è dimostrato ragionevole: al di là delle regole formali, finora non c’è stato lo sgombero forzato che in un primo momento pareva imminente.
Nel caso del Garibaldi, come per il cinema dei Cantieri e un paio di altri spazi cittadini, i recenti amministratori pubblici si erano regolati sempre allo stesso modo, prima organizzando un’inaugurazione in pompa magna, e poi richiudendo subito tutto, in attesa dell’espletamento di qualche insormontabile dettaglio burocratico. Nel corso della propria nemmeno tanto lunga esistenza, il sottoscritto può affermare di aver assistito a tre diverse inaugurazioni di un altro teatro storico, il Santa Cecilia: e mai che abbia fatto seguito un singolo vero spettacolo.
Il modello degli occupanti del Garibaldi è il teatro Valle di Roma: certi fermenti sono contagiosi. L’aspetto più confortante e promettente, nel caso di Palermo, è il rigore dimostrato dagli attuali occupanti, che evitano di bivaccare, puliscono ogni giorno e organizzano ogni sera uno spettacolo autogestito, con ingresso a offerta libera.
Entrambi i luoghi, Garibaldi e Cantieri Culturali, da poche settimane sono tornati a vivere, animati da un entusiasmo di cui da una decina d’anni sembrava essersi persa memoria. Tutto è ancora magmatico e precario. Però una cosa si capisce: sotto le macerie di Palermo era rimasto un seme di speranza. Contrariamente a ogni prognosi infausta, la città sembra respirare ancora. Forse può salvarsi. Poi magari succederà che i germogli soccomberanno alla prima gelata fuori stagione. Ma siamo in primavera, ormai. E almeno fino all’elezione del nuovo sindaco, sperare è gratis.

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Roberto Alajmo | 05/05/2012

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