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LA RIVOLUZIONE MIOPE

(Da Il Mattino)
È ufficialmente aperta la caccia ai responsabili della crisi: gli impiegati di Equitalia. Non Equitalia in generale, e nemmeno i suoi vertici: proprio gli impiegati. Le persone che si trovano appena oltre il vetro divisorio. I fuochi dell’indignazione popolare divampano in fretta e certe volte in maniera violenta, ma bruciano solo ciò che trovano a portata di mano.
È come se l’opinione pubblica italiana avesse contratto una grave forma di miopia. Ossia, tecnicamente parlando, il disturbo visivo che consiste nella difficoltà di mettere a fuoco le immagini lontane. Ecco: è come se l’indignazione popolare riuscisse a focalizzare solo gli oggetti più vicini, e su quelli sfogasse la propria rabbia.
Succede anche per l’attuale governo, sul quale piovono le invettive più feroci, a cominciare dall’accusa di avere sulla coscienza i suicidi “economici” di queste settimane. Di ogni nefandezza il colpevole è Monti, non chi ha governato negli ultimi trent’anni. Certo: Monti e i suoi ministri per la miope indignazione italiana di questi mesi presentano l’innegabile vantaggio di essere qui e ora. Né hanno il carisma della simpatia. Ma non sono la malattia: sono la cura. Sono i medici chiamati a curare la malattia. Possono essere medici più o meno competenti, adoperare metodi più o meno efficaci. Ma medici. Eppure vengono percepiti come altrettanti untori, capovolgendo il senso della realtà.
Questa confusione fra medico, cura, sintomo e malattia non è solo italiana. Quando nelle periferie parigine o londinesi negli anni scorsi sono scoppiate alcune sommosse, gli abitanti dei quartieri più poveri hanno rovesciato e incendiato non le automobili dei ricchi, ma quelle dei loro vicini di casa. Allo stesso modo in Italia, quando c’è da sfogarsi è troppo complicato spingere la rivolta nei quartieri del centro; molto più semplice dare l’assalto a un campo nomadi. L’odio si sviluppa alla perfezione quando trova sfogo appena oltre una lastra di vetro: allo sportello di un ufficio, dietro lo schermo di un computer, di là dal finestrino dell’automobile. È contro chi si trova oltre il vetro che si scatenano i peggiori istinti. Nel migliore di casi, stilando furibondi “stati” di Facebook o insultando gli altri automobilisti; nel peggiore, minacciando di fare strage di impiegati.
Equitalia potrà avere tutti i torti del mondo, a cominciare dal fatto che applica tassi da usura ai propri debitori. Senza contare i casi in cui lo Stato pretende di essere pagato dalla stessa persona a cui deve dei soldi, contribuendo ad aprire e chiudere il circolo vizioso della crisi che sta impiccando moltissime piccole imprese.
Ma preoccupa questa miopia generalizzata, per cui vengono individuati capri espiatori che non c’entrano, se non nella misura in cui cercano di fare applicare le regole volute da altri. Non è una rivoluzione, questa che serpeggia da un capo all’altro del Paese. È la rabbia semplicistica di un’opinione pubblica dalla memoria labile e dalla vista troppo corta.

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Roberto Alajmo | 14/05/2012

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