PIOVE ANCHE IN PRIMAVERA
(Da Repubblica)
Forse uninterpretazione del complessivo successo del fronte progressista si può trovare, per contrasto, in due sconfitte: Caltagirone e Castelbuono. Amministrazioni virtuose e sedimentate, che stavolta, in controtendenza, sono passate da sinistra a destra. Evidentemente a questa tornata gli elettori hanno deciso di fare ammuino a prescindere, e ha prevalso quasi ovunque lintento di rottura.
Da qui si può partire forse anche per spiegare il trionfo di Orlando, percepito come candidato contro e con in più il bonus dellesperienza. Orlando ha voluto la bicicletta, se lè meritata e, prima ancora di mettersi a pedalare, è il primo a sapere di aver ereditato uno di quei rottami legati a un palo da dieci anni, dal quale sono state rubate le ruote, il manubrio e il sellino. Tutto, tranne che telaio e catena antifurto. Fra i suoi nemici ci sarà stato più di qualche ghigno, al pensiero che sarà proprio lui a dover inforcare la bicicletta saccheggiata durante lamministrazione Cammarata.
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Resta solo da sperare che adesso possano essere ricucite certe lacerazioni. Almeno quelle politiche, se umane è impossibile. Se non altro per non ricadere negli errori del passato. Sono molte le analogie con il 93, anno della prima elezione diretta di Orlando a sindaco. Una, soprattutto: la crisi di rappresentanza dei partiti, una crepa dove Orlando ieri e oggi ha dimostrato di sapersi incuneare, incarnando alla perfezione il paradosso di un politico anti-politica. Pro memoria: già un anno dopo, con lirruzione del berlusconismo sulla scena, lesperienza della Primavera di Palermo sembrava minata dalle fondamenta. Labbrivio, almeno per quanto riguarda lamministrazione comunale, durò ancora per anni. Ma la lezione era stata chiara fin da subito: Palermo è sempre stata volubile alle lusinghe di un maggiore offerente. Né oggi possiamo illuderci: presto o tardi arriverà un Berlusconi a smascherare lanomalia di questo ballottaggio tutto sbilanciato a Sinistra.
Per questo motivo bisogna chiedere ai contendenti alle persone, agli schieramenti - di mettere da parte le scorie degli ultimi mesi e fare fronte comune. Si prendano il tempo di far cicatrizzare le ferite, si dicano in privato cose anche peggiori di quelle dette pubblicamente in questi mesi, ma poi tornino a stringersi la mano e lavorare assieme per sprigionare da Palermo ogni migliore risorsa.
Fabrizio Ferrandelli ha dimostrato, a parte qualche intemperanza, di sapersi battere. Proprio come Orlando, è capace di parlare da sinistra al ventre di Palermo, e il ventre di Palermo gli risponde. Se non lui, sono i suoi elettori che vanno recuperati. Sta forse soprattutto a Orlando ricucire i rapporti che garantiranno stabilità a questa nuova stagione. Anche quando, tanto per dirne una, il voto di scambio avrà recuperato risorse per tornare a essere allettante agli occhi degli elettori più demotivati.
Non è inutilmente buonista questo invito a consolidare gli argini già allindomani della vittoria di Orlando, una delle due possibili vittorie del Centrosinistra. Già in autunno si voterà per eleggere un nuovo governo regionale. È quella la battaglia da vincere, quella che il centrosinistra non ha mai vinto. Anche la Regione viene da un disastro. Lombardo sta alla Sicilia come Cammarata sta a Palermo. Purtroppo a tenere il moccolo a Palazzo dei Normanni cera anche una componente fondamentale della Sinistra, che adesso deve decidere una volta per tutte cosa vuole fare da grande.
Chi deve tendere la mano lo faccia, chi deve fare un passo indietro lo compia. Non cè molto tempo. Una Nuova Primavera è appena cominciata, ma non è pensabile che abbia smesso di piovere per sempre.