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BREVE DIZIONARIO DELLE PAROLE DA RICOVERO

(Esce venerdì prossimo con l'Espresso un audiolibro militante, se militante ancora si può dire. Il ricavato della vendita andrà in beneficenza a Libera e alla Federazione antiracket italiana. Quella che segue è la prima parte del mio contributo)
Bisognerebbe immaginare una clinica delle parole. Una casa di cura dove i singoli lemmi del dizionario vadano periodicamente a farsi controllare. Le parole sono come gli esseri umani: col tempo si logorano. Ogni tanto hanno bisogno di una verifica. Magari può trattarsi solo di un controllo di routine, oppure di un check-up completo. Per certe patologie basta un ricovero in day hospital, ma in certi casi bisogna intervenire chirurgicamente, e spesso si tratta di un’operazione delicata, senza garanzie di successo. Serve un posto dove le parole possano essere assistite in maniera competente, da un’equipe di medici e infermieri ad alta specializzazione. Una clinica appartata e silenziosa dove, approfittando proprio dell’assenza di rumore, le parole possano essere accolte per periodi più o meno lunghi di riposo e cura.
Quello che segue è un breve elenco di parole della lingua italiana di questi anni che meriterebbero di essere revisionate:
Giustizia/Giustizialista. A prescindere dal fatto che giustizialismo sarebbe, propriamente, la dottrina politica del peronismo, negli ultimi anni si è registrato un drastico smottamento linguistico. È finita che Giustizialista è diventato l’ingiuria di “amante della giustizia”, inteso come “sbrigativo forcaiolo”. Il contrario di Giustizialista è Garantista, passato a indicare colui che ha a cuore la vera giustizia, quella che esce da un percorso giudiziario regolare e definitivo. Non ci sarebbe niente di male: la lingua è viva, cambia, si trasforma. L’eccesso di trasformazione, tuttavia, porta a intendere il garantismo secondo modalità random o del tutto arbitrarie, che variano a seconda se a rimanere vittima del giustizialismo è, o meno, un proprio compagno di partito.
Indignazione. Espressione talmente ostentata da aver perso il suo significato. Siccome tutti si indignano – dicono di indignarsi - per qualsiasi sciocchezza, nessuno si indigna più di nulla. Le parole sono una sciabola che va adoperata con misura. Se la sfoderiamo ogni volta che si tratta di affettare il salame, quando davvero servirà a battersi in duello scopriremo che la lama ha perso il filo. Le parole perdono il filo molto facilmente. Si consiglia un periodo quinquennale di fermo biologico e molatura.
Intellettuale. Nella vulgata moderna, sta a indicare una vaga categoria di persone ridicole, fuori dal tempo. “E’ un intellettuale”, si dice di qualcuno con l’intenzione di offenderlo a morte. Negli stessi anni in cui è scomparsa la vergogna (vedi) dell’ignoranza, il fatto di possedere una cultura e adoperarla per interpretare il mondo è passato a significare il massimo della millanteria e della presunzione. Esempio: Quello si crede Pasolini. Come se Pasolini ai suoi tempi avesse ricevuto universalmente stima e rispetto.
(I, segue)

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Roberto Alajmo | 10/07/2012

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