ANNAMARIA: UNA DONNA TORRENZIALE
Avevo promesso che sarei andato a trovarla. Lo avevo promesso a lei due anni fa, nel corso di una telefonata che sembrava provenire da un altro tempo, addirittura da un altro mondo. Poi lo avevo promesso a Marco, suo figlio, e infine lo avevo promesso a me stesso.
Solo che Annamaria Tosini Gambino era una persona complicata e torrenziale. Difficile averci a che fare. Ogni conversazione con lei era una gara ad inseguimento. Partiva subito a rotta di collo, poi si fermava per lasciarti recuperare, e quando pensavi di averla raggiunta su un determinato terreno, lei cambiava argomento, ripartiva di nuovo, e di nuovo ti lasciava indietro ad arrancare.
Negli ultimi anni trascorreva le sue giornate fabbricando delle strane e bellissime sculture fatte di niente, realizzate coi materiali che metteva da parte ogni giorno: fazzoletti di carta, nastri, brandelli di stoffa, bottoni spaiati. Cappelli, teatrini, piccole composizioni che nella casa dove abitava le buttavano via. Scelta sbagliata e autolesionista, perché secondo me fra qualche anno le sue opere superstiti saranno preziose.
Insomma: a trovarla non ci sono più andato. Ci sono impegni presi anche con una certa convinzione, che si rinviano di giorno in giorno, con pretesti di ogni genere.
Fin quando è troppo tardi, e ti dispiace, e ormai anche il tuo dispiacere non serve a niente.