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ARCHEOLOGIA BALNEARE

(Estratti dal testo scritto per il libro di Angelo Cirrincione che domenica alle 11,30 si presenta alla libreria Sellerio di Mondello)
Gli abitanti di Palermo vanno in villeggiatura a Mondello, agglomerato di seconde case che si trova a sette chilometri dal centro della città. Qui traslocano a giugno l'intero proprio arsenale di vita. La seconda casa ha poi una sorta di dependance sulla spiaggia, che è la capanna. Non cabine: capanne, si chiamano a Palermo e sono considerate una seconda o terza casa che viene allestita come un mini- appartamento attrezzato di ogni confort.
All'esterno sono tutte identiche, all'interno non esistono due capanne uguali. Eppure ogni stravaganza porta con sé la malinconia tipica dell'originalità a tutti i costi, il desiderio di una borghesia inappagata, alla ricerca di una distinzione impossibile. Ogni dettaglio evoca lo status che si vuole simulare.
Gli abitanti di Palermo, a partire dal primo settembre perdono interesse per il mare; ne hanno avuto abbastanza, lo considerano un vecchio rapporto essiccato dall'abitudine. Dal sedici al venti settembre, più o meno. È in quest’arco di tempo che a Palermo l’estate scivola nell’autunno, a prescindere da ogni considerazione stagionale o climatica. Sono i giorni in cui le cabine balneari vengono abbandonate dagli affittuari e affidate al personale della società Italo-Belga per essere smontate. Cinque giorni al massimo: un breve limbo durante il quale ciò che resta all’interno delle cabine non appartiene a nessuno.
L'occhio del Fotografo arriva a scrutare quando la vita ormai è altrove, e coglie però la malinconia di una estate che se n’è andata. Rimangono singole, infinitesimali tracce di vita. Una figurina appesa, il resto di una tenda con annessa mantovana, un racchettone spaiato, riviste già sbiancate dal sole, lo scheletro di un ombrellone, grucce, un barattolo di nutella, rastrelli spauriti, secchielli spaccati, remi di canotto, salvagente bucati, braccioli singoli, greche decorative mezze strappate, due putti, madonnuzze. Un mazzo di carte incompleto: unica figura scoperta, il sette di denari.
I ruderi sono l'enigma, non la soluzione. Le capanne hanno pudore dei propri segreti. Se nei dintorni qualche amore è cominciato o finito, se un bambino è stato toccato da una medusa, se qualcuno ha litigato o fatto pace, baci dati e negati, microdrammi e microgioie dell'estate trascorsa: tutto questo i ruderi delle capanne non lo raccontano.
Però talvolta, a ben guardare, qualcosa lasciano intuireğ.

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Roberto Alajmo | 20/12/2014

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