ALMANACCO SICILIANO
(Da stasera fino a domenica allo Steri di Palermo, con la regia di Vincenzo Pirrotta, si rappresenta Almanacco Siciliano)
Forse, forse poteva riuscire a fregarli. Se n’era accorto in tempo, era sceso dalla macchina, l’aveva lasciata sulla statale e adesso correva fra le sterpaglie. Certo non era in forma e, per quanto giovane fosse, quelli erano più giovani di lui. E poi non c’erano ripari, né gente. Nessuna anima viva da nessuna parte.
Di buono c’era che poteva contare su un certo vantaggio. Dieci metri ai quali bisognava aggiungere tutta la disperazione di cui era capace.
Ripresero a sparare. Già un paio di volte l’avevano mancato per poco.
Poi gli bruciò il braccio, ma il braccio non gli serviva per fare quello che doveva fare, cioè correre. Aveva corso un centinaio di metri quando gli sembrò come se qualcu- no gli avesse fatto lo sgambetto. Cadde, e subito arrivò un bruciore uguale a quello del braccio. Provò ad alzarsi e non ci riuscì.
Guardò dietro e capì di essere spacciato perché quelli avevano smesso di correre e si avvicinavano con calma.
Arrivarono. Uno di loro gli poggiò la pistola sulle labbra. Voleva che le aprisse, ma lui non le aprì.