LA PREVALENZA DEL BONGHISTA
(L'incipit del mio contributo al volume "Vivere con i classici", appena pubblicato da Sellerio).
Se non l’hanno cancellata nel frattempo, all’ingresso del manicomio di Agrigento campeggia una scritta:
“Non tutti lo sono, non tutti ci sono”.
Immaginando che il manicomio sia il posto ideale per accogliere gli artisti, si potrebbe assumere come slogan dei tempi presenti e futuri. Cioč: non č detto che tutti siano artisti, e non č detto che tutti gli artisti siano considerati tali. Con questo problema: esiste un malinteso mito del genio e sregolatezza, in nome del quale si č creata una fila di gente che a tutti i costi vuole entrare in manicomio. Tutti sembrano pronti a rivendicare la propria follia, portando avanti questa, e confidando che il talento decida prima o poi di farsi vivo.
(...)
Ecco forse un rischio del nostro tempo: l’illusione della trasgressione; parallela a un’altra illusione, quella di un diritto al talento fondato sulla semplice irregolaritŕ.
L’idea che il talento venga democraticamente distribuito produce guasti notevoli sia in campo artistico, che sarebbe il meno, sia (soprattutto) in campo esistenziale e addirittura sociale. Quanta gente si č rovinata la vita nella convinzione di essere un artista incompreso, vittima del sistema, restando aggrappato agli optional della trasgressione, dell’irregolaritŕ, nella speranza che bastino a garantirgli una patente creativa? ...