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APOCALISSE (parte seconda)

(...)Li fautori della pestilentia aumentarono lo die suxeguente, quando si vide levare un vento sciroccante come giammai s’era visto nei secoli dei secoli, con calura et soffocamento spietatiximi in ciascun sito. La popolatione s’agitò come di consueto succedeba in esti casi, oxìa mettendo mano a pale et ventaliatori di ogni genere. Aliquanti cercarono scampo dalla calura jectandosi a corpo morto nello mare della viciniore borgata di Mondello, ove tuttavia l’acqua era in exo periodo fetusa et fetente in tal guisa che le bagnationi erano state inibite per offizial decreto dell’Alcalde. Mal gliene incolse alli bagnatori abusivi: che in maxima parte furon colpiti da dolorationi di panza et subitìxima diarrea. Lo die medesimo sovvenne lo tertio segnale della collera divina: l’insurretione di fochi tutto torno le mura della cittade, che fu in breve tempo axediata dalle fiamme. Li vigili pompieri currebano da una porta all’altra delle mura per fronteggiare li roghi, ma ogni tentar fu indarno et in taluni punti la cinta venne expugnata dall’incendi. Tutti pensabano allora che sì grande disgratia non potea exere solo fructo di vento, ma più verosimilmente la mano humana avìa contribuito allo conto delle multixime accensioni. Aliquanti testimoni dixero exervi in circolatione una parte di untori piromaniaci che godebano nell’accendere fochi et fuggir sghignazzando per motivi loro, oxìa politici. Taluni dixero che esti untori erano alcuni, non tutti, delli Magistrati della Real Procura, che da molti anni ormai erano caduti in disgratia et magna antipatia di popolo, tal che considerati erant culpabili di ognunissima nefandezza. Li Magistrati dixero che forse li untori piromaniaci erano li ipsi jectatori, ma niuno prestò orecchio a esta ennesima calunnia, exendo la popolatione nella sua interezza impegnata a scongiurare mediante diuturne procexioni et pregagioni la Santa Rosalia, affinchè intercedexe per la liberatione della cittade dalla tripla pestilentia. Et il terzo giorno Exa Santa esaudì, inviando acqua di cielo, vento maestrale et derattizzatori per ciascuna piaga. Nonostante le aliquante calunnie, li jectatori, che in prima hora erano stati oggetto di risa et beffeggiamento, vennero postea axunti come indovini et foraggiati dalla popolatione perché preveggexero ancora ‘l funesto destino della capitale. Et tanto più li foraggiabano, tanto più exi preveggebano disgratie. Et tanto più preveggebano disgratie, tanto più perdebano la dicitura di jectatori et augmentabano la fama di indovini. A tanto axurse loro prestigio che s’informarono a partito politico et dicebano di guadagnare le future electioni contra lo partito dell’Alcalde in procinto di decadentia. Se codesta previggione si accinga ad avverare tutt’oggi, mese di Septembre dell’anno duemilesimo, noi parvoli historici non cognosciamo nec poxiamo cognoscere. Et tuttavia mala tempora appàrono apparecchiarsi a currere. (2 - Fine) (La foto è di Gigliola Siragusa)

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Roberto Alajmo | 16/07/2008

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