E' sempre lui
Arriva un momento in cui ci sono cose che la madre di un figlio maschio non può e non deve più aspettarsi, né chiedere. Un bacio in pubblico, ad esempio, soprattutto se davanti la scuola, quel gesto tenero di scompigliare i capelli con una carezza monella, un pizzichino sulla guancia o, peggio, prendergli istintivamente la mano prima di attraversare . Arriva un momento, allimprovviso, in cui quello che il giorno prima chiamavi cucciolo prende le distanze. E lo fa spesso senza grazia, con fastidio stizzito, uno sguardo storto, un grugnito al posto del solito sorriso, uno scarto allindietro per evitare ogni possibile contatto che contamini il suo nuovo stato. E tu ti ritrovi a chiederti come mai, comè possibile che sia accaduto così presto se è ancora UN BAMBINO. Un piccolo dolore sottile inizia a farti sentire inadeguata, sorpassata, vecchissima.. Allimprovviso, devi cambiare qualcosa ma non sai esattamente cosa, esserci senza che lui ti senta troppo,ascoltare il più possibile e parlare solo dopo aver respirato lungamente perché il più delle volte quel che dice è assurdo, provocatorio, offensivo o ti spaventa a morte. Proprio quando pensavi di aver esaurito tutta la pazienza a disposizione con le notti in bianco, le malattie esantematiche, le feste di compleanno con le animatrici, i capricci quotidiani, i perché questo e quello, le favole raccontate sino allo sfinimento, le crisi di vomito, gli incubi notturni, i compiti delle elementari, i saggi di fine anno, i bozzi e le escoriazioni da cadute e zuffe, proprio nel momento in cui stai cominciando a pensare cavolo, sta crescendo, sta diventando più autonomo, posso rilassarmi, un po di spazio anche per me, riesisto, scopri che hai solo giocato. Ti ritrovi a raschiare il fondo della pentola, a rimboccarti le maniche, ricominciare da zero. Ed è ancora più difficile, perché non hai più a che fare con un batuffolo paffuto e sorridente, automatico produttore di quantitativi esorbitanti di tenerezza tolleranza pazienza, ora hai di fronte un alieno: uno che quando chiami casa non riconosci più al telefono per la voce cavernosa che gli è venuta fuori, che quando dice mamma (anche se il più delle volte evita di farlo) spesso urla rabbioso, uno che cresce a dismisura, fa un odore diverso da quel profumo di bambino che hai respirato per anni , uno che si allunga, si allarga, si riempie di peli e brufoli. E' terribile. E comico: Angosciante, terribile, tenero e divertente. Perché lui è sempre lui, ogni tanto torna e si strofina, allunga una manona e ti accarezza, ti chiede un bacio prima di dormire (anzi, forse lo fa dormendo), un parere, persino qualcosa che somiglia ad un consiglio. Talvolta rimani strabiliata di fronte al sorriso che è sempre lo stesso, ad un'espressione che aveva da neonato ed è rimasta identica, un modo di arricciare il naso, inarcare le sopracciglia, grattarsi lorecchio se ha sonno. E sempre lui, il tuo bambino, solo che non lo vuole più detto. Babette (L'ilustrazione è di Luigi Riotta e si intitola Natura morta in fucsia)