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LA LUCE DEL SUD

(A proposito della mostra in corso a Vienna). Fino al 1888 Vincent Van Gogh era un pittore abbastanza qualsiasi. Se fosse rimasto a Parigi al massimo sarebbe diventato un altro Signac. Invece gli stenti e il destino lo condussero ad Arles, dove la sua sensibilità di uomo del nord incontrò la luce del Mediterraneo. E la sua pittura letteralmente impazzi di colore. Quasi da un giorno all’altro i suoi gialli e i suoi azzurri si accesero, e Van Gogh divenne Van Gogh. Dipinse fin quando poté, fin quando quella stessa luce non lo accecò, e allora cercò di uccidersi. Lo fece, quella prima volta, nella maniera più metaforica possibile: inghiottendo i suoi colori. Un tentativo di introiettare la luce portentosa che lo aveva folgorato. Dopo il ricovero in una clinica psichiatrica, a Saint Remy, si trasferi ad Auvers, a nord di Parigi. Settanta giorni durante i quali lavorò disperatamente, disperatamente cercando quella luce che aveva perduto. Il tratto è ancora quello, ma nei dipinti di Auvers c’è solo la memoria della luce di Arles. Settanta giorni durante i quali annaspò alla ricerca della luce, come se fosse l’ossigeno che gli mancava. Settanta giorni: dopodiché trovò un sistema meno metaforico per fare in modo che la luce entrasse dentro lui.

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Roberto Alajmo | 28/10/2008

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