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UN PAIO DI SCARPE METAFORICHE

Da molti anni posseggo un paio di scarpe da tennis. Quando le ho comprate erano bianche, questo me lo ricordo. Adesso hanno un colorito beige che non se ne va manco a metterle in lavatrice. I lacci si sono andati man mano accorciando: li tendevo per fare il nodo, e periodicamente cedevano – tac –, per cui bisognava riposizionarli in modo che le estremità fossero più o meno della stessa lunghezza. Adesso ne sono rimasti due mozziconi che a momenti non riesco più ad allacciare. La suola è stremata, le cuciture hanno ceduto in più punti, e la tomaia risulta tutta spelacchiata. Preso atto che queste scarpe avevano fatto il loro tempo, ho deciso di comprarne un altro paio. Ho esitato a lungo, ma poi l’ho fatto: belle, sobrie, modello moderno. Le ho messe, giuro. Ho provato a metterle più di una volta, ma mi fanno male ai piedi. La misura è quella, la marca più che buona. Ma non c’è niente da fare, non mi ci trovo. Sono durissime. Per cui ho deciso che per il momento continuerò a mettere quelle vecchie, con tutti i loro difetti. Magari comprerò un paio di lacci nuovi, ma non ci posso fare niente: io dentro quel paio di scarpe vecchie mi ci ritrovo. Ci sto comodo. Ora voi potrete dire che non ve ne frega niente, e che non c’entra con Palermo. Invece sì: c’entra, secondo me. (Illustrazione di Loredana Salzano)

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Roberto Alajmo | 03/02/2009

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