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IL PUNTO DI VISTA DELLA MADRE IGNARA

Uno stralcio dell'articolo di oggi sull'Unità: ...Nei giorni scorsi c’è stato qualcosa di paradossalmente rassicurante nel leggere le cronache del processo. Fissando lo sguardo sul Mostro, il pubblico ne ha contemplato i risvolti caratteriali più perversi. Abbiamo guardato dentro l’abisso senza battere ciglio, come se si trattasse di dimostrare la nostra forza d’animo: dopodiché, da oggi in poi, siamo tutti autorizzati a chiudere gli occhi. Succede sempre così, in presenza di un Cattivo Assoluto, qualcuno capace di catalizzare su di sé l’intera dose di male del mondo. Dietro Hitler si poteva ben mascherare la borghesia tedesca, dietro Salvatore Riina i ceti siciliani conniventi. Come altri capri espiatori del passato, anche Josef Fritzl è stato individuato, caricato delle sue colpe e sacrificato per esorcizzare il male che rappresenta. E come sempre sul rogo, oltre al Cattivo Assoluto, vengono messe anche le concause morali e ogni possibile ragionamento sul contesto antropologico che ha reso possibile la sua esistenza. È velleitario qui ipotizzare che dietro la fioritura del Male ci siano un habitat, delle condizioni climatiche che possano averla favorita. Sarebbe facile e generico immaginare che in Austria e in questa quota di occidente negli ultimi anni si sia creata una atmosfera di egoismo e irresponsabilità morale che risulta ideale per questo genere di fioriture. Ma se dovessi scrivere un romanzo ispirato a questa vicenda io lascerei da parte l’esplorazione della psiche di Josef Fritzl. I dettagli della follia rischiano di essere come il racconto dettagliato di certi sogni: lunghissimo, inconcludente e buono forse a farcire un racconto di genere horror. Lascerei in secondo piano pure il dolore della figlia, sperando che questo e altro possano aiutarla a dimenticare. I romanzi dell’orrore liquidano la follia come un’eccezione che conferma la regola della nostra normalità. Se dovessi raccontare questa vicenda mi concentrerei piuttosto sulla figura della moglie, della madre ignara. È lei il personaggio in cui bisogna indurre il lettore a identificarsi. Una donna che per ventiquattro anni non si è accorta di ciò che succedeva nella cantina della sua casa. E attenzione: a quanto pare non faceva finta di non sapere. Non sapeva veramente. Questo è l’aspetto più enigmatico e istruttivo da decifrare. Accanto a ogni mostro c’è sempre qualcuno che mostro non è, ma al massimo distratto o connivente, non foss’altro che per ragioni di quieto vivere. Sono queste figure che bisogna provare a raccontare per capire come ha fatto il Mostro a diventare tale senza che nessuno riuscisse a intercettarlo in tempo. Josef Fritzl è solo uno specchio deformante in cui è fin troppo facile non riconoscersi. Troppo facile, soprattutto, buttare via lo specchio nell’illusione che a noi non serva.

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Roberto Alajmo | 20/03/2009

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