MA 'NDO VAI SE LA YOSHIMOTO NON CE L'HAI?
Io veramente vorrei, contutte le mie forze vorrei, poter scrivere come Banana Yoshimoto. Lo dicosenza pudore e anche per mettere le mani avanti, visto il palese conflittodi interessi che coinvolge qualsiasi scrittore impegnato a recensire uncollega di successo. Lo dico per giustificare i due ombrelli che troveretenella scheda, e che vanno ascritti, lo ammetto, a pura e semplice, sordidainvidia professionale. Banana Yoshimoto è conosciuta in tutto il mondo. E per giunta è uno diquegli scrittori che sembrano facilmente riproducibili a tavolino.Facilmente perché, tanto per cominciare, i suoi romanzi brevi somigliano adaltrettanti racconti lunghi, e ben rappresentano una nuova ondata letterariafatta di testi brevi, tipograficamente pompati in modo da fare volume egratificare il lettore consentendogli di leggere un libro senza perderetroppo tempo. "L'abito di Piume" è un prodotto perfetto, in molti sensi. Perfettamentepatinato e smussato, sta alla letteratura come le riviste maschili tipoPlayboy stanno alla pornografia. Roba che si può esibire in pubblico dandosiun certo tono, evitando di compromettersi. Roba che non fa bene, ma mancomale. Non fa male, ma manco bene. Non è scritto male ma mancoparticolarmente bene. Non è scritto bene, ma manco particolarmente male. Unlibro che è una sfera, senza asperità, da leggere senza impuntarsi mai,molto rapidamente, senza soffermarsi o tornare indietro, se non per ilgodimento di rileggere certi passaggi particolarmente lirici. In effetti, il segreto di questa Tamaro giapponese sta proprio nellostile. Nel saper scrivere senza tentennamenti quel genere di frasi che fannobene al cuore di ciascun lettore. "L'acqua che senza sosta ti scorre davantiagli occhi non torna più indietro". "Alzai lo sguardo e, attraverso unapiccola feritoia, guardai la luna che splendeva nel cielo". "Nella vitaterrestre molte sono le forme di sofferenza e il tempo passa e va". Ecco: iotutte queste belle frasi ho avuto difficoltà persino a ricopiarle. Il miocorrettore di word si rifiutava di accettarle, me le segnava in verde.Verde, il colore dell'invidia. Ho dovuto forzarlo per accettare ladigitazione. Riprovo: "La mia consapevolezza di essere viva, ormai, avevaraggiunto un'estensione infinita". Che invidia. Che rodimento interiore. Un'altra abilità stilistica della Yoshimoto sta nell'andare spesso a capo.Il che, oltre ad allungare il sugo, conferisce a ogni frase, anche la piùbanale, una solennità davvero sorprendente: " tirò fuori una lattina di birra bella fresca e me la diede. (A capo) E come stuzzichino, mi servì delle noccioline". (A capo, eccetera) Bisogna ammettere che rischiava di sfuggire la pregnanza del gesto,l'abisso di significato che dischiude: servire delle noccioline! Comestuzzichino! Chi ci avrebbe mai pensato? La trama viene portata avanti in continuazione mediante piccoli schizzi enote idilliache. Interi cicli passionali si esauriscono nel giro di duecartelle. In sintesi: la ragazza Hotaru è stata mollata dall'amante e decidedi tornare al paesello. Qui smette di piangere giusto in coincidenza dell'incontro con un ragazzo che le pare di aver già conosciuto in un ambitosoprannaturale. Non è propriamente una storia d'amore, né una ghost story, e nonappartiene nemmeno a qualsiasi altro genere predefinito, di modo che nonpossa urtare nemmeno chi sia pregiudizialmente contrario alla letteratura digenere. "L'abito di Piume" si legge facilmente e una volta finito lascia unavaghezza d'animo generalista. Bisogna ammetterlo: Banana Yoshimoto ha il grande dono di saper produrrebest seller internazionali adoperando pochissimi ingredienti molto semplici.E' come quegli impianti per la depurazione dell'acqua di rubinetto, cheproducono un liquido purissimo e perfettissimo. Acqua distillata,praticamente. Senza sapore, ma ottima per evitare il formarsi del calcareall'interno del ferro da stiro. Scheda Giudizio: 2 Ombrelli Titolo: Labito di Piume Autore: Banana Yoshimoto Editore: Feltrinelli Pagine:132 (stampate belle larghe) Prezzo: 10 euro Costo pro pagina: 13 centesimi Traduzione dal giapponese: Alessandro Giovanni Gerevini Excusatio non petita dellautrice in sede di postscriptum: ĞNon credo sia un romanzo strepitoso, il contenuto non è poi un gran che,qua e là però ci sono dei passaggi che mi piacciono moltoğ. Domanda: ma perché certe frasi non finiscono mai sul risvolto di copertina?