SI SALVI CHI PUO'
I lavoratori dei teatri istituzionali di Palermo fanno bene a essere preoccupati. Fanno bene a protestare per i tagli che mettono a rischio la sussistenza stessa del Biondo e del Massimo.
Altrettanto bene farebbero, tuttavia, a non delegare troppo ai loro dirigenti le rivendicazioni del caso.
Il ragionamento è semplice: i vertici dei due teatri sono diretta emanazione di quella amministrazione comunale che ha praticato i tagli. Di più: in quanto intellettuali, si presume che ne condividano lideologia. Negli ultimi quindici anni è passata in tutta Italia, lidea che la cultura sia un bene voluttuario. Anzi, a voler andare per le spicce: roba da comunisti.
I tagli sono la logica conseguenza di questo modo di considerare il teatro, larte e la sfera culturale in genere.
Per coerenza, i manager della cultura organici a questo potere dovrebbero accettare i tagli senza fiatare.