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La terapia dell'idraulico CAP. V

La luce grigia e tagliente illumina la città sporca. Alle 8 del mattino, sotto un cielo metallico, il tipo dai capelli impomatati, dalla faccia morbida e fresca di rasatura pignola, giornale sotto il braccio e borsa da manager in mano, si infila in una selva di studenti alla moda e assonnati. Li guarda, anzi li scruta, come volesse pettinare con lo sguardo quelle strane acconciature. Se il sangue non gli facesse senso estirperebbe dai nasi, dalle labbra, dagli ombelichi e dalle orecchie tutti quei piercing. Urta involontariamente un ragazzo con i capelli fuori moda ma evita per un soffio una ragazzina rotonda e distratta, con il pancino scoperto e prominente, color latte. Latte e caffè, è la sua solita colazione al bar sotto l'ufficio, da venticinque anni ormai. Con un cornetto, che con sapiente acrobazia porta alla bocca senza che una sola goccia di cappuccino vada sprecata. Mastica rumorosamente e sbatte le labbra. Tre o quattro morsi e il rito del primo pasto viene consumato, ma non prima di aver leccato le dita della mano destra. Saluta il portiere con un suono che sembra un grugnito sussurrato. Guadagna la stanza: è squallida e piena di scartoffie. Campeggiano alle pareti quattro calendari che si somigliano tutti. Accende il computer, sistema alcuni documenti, si atteggia come un direttore, ma è proprio il direttore a distrarlo dal suo secondo caffè. Ci sarebbero questi estratti conto e queste cessioni di credito da verificare... Ah, anche l'anagrafica di queste tre ditte, ordina con aria già stanca il responsabile dell'area patrimoniale e tecnica. Il tipo impomatato che sembra un direttore ma non lo è, resta con le carte in mano in cerca di qualcosa, come un pittore alla ricerca dell'ispirazione. Il telefono lo distrae dall'ultimo sorso di un caffè ormai freddo. Oh, ingegnere, la stavo pensando, sì... Questo pomeriggio?... Vediamo... Sì, sì, si può fare. Mi dia l'indirizzo... ok. La saluto, la saluto. L'indice della mano destra dentro la narice sinistra. L'anagrafica, almeno l'anagrafica di uno di questi fornitori, per favore, almeno questo! ordina rientrando nella triste stanza il direttore che non attende la risposta. La risposta è un pensiero a fior di labbra: gli infilerei una chiave inglese nel culo a questo qui!

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Daniela Vaccaro | 11/08/2008

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