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DAL "MAGAZINE" DEL CORRIERE

Una volta grattata via la naturale commiserazione per la sorte della ragazza, quel che salta agli occhi di questa immagine è lui: Victor, detto el Gordo. Il primo pensiero che prende forma è: si capiva che era un cretino. Un pensiero meschino, perché formulato col senno di poi. Di cretini così, tatuati ed estroversi, se ne incontrano in ogni pub, a ogni latitudine del mondo. Dal punto di vista di Federica, col senno di prima, non era facile accorgersi che questo Victor fosse così particolarmente cretino, così patologicamente cretino. Così violentemente cretino. Era un cretino qualsiasi, all’apparenza. Entrambi fanno segno col pollice recto, che significa va tutto bene, ci stiamo divertendo un casino. Ma a ben guardare il sorriso largo e timido di Federica dice l’esatto contrario: è un sorriso imbarazzato. Il suo collo si incassa nel tronco, come a volersi sottrarre. Una ritrosia istintiva, perché nessuno avrebbe potuto ravvisare in quella conoscenza occasionale l’evidenza del pericolo. Nessuno è attrezzato a riconoscere la banalità del male, quando il male colpisce in modalità random. Difficile per tutti, e tanto più per una ragazza giovane come Federica, sottrarsi all’invadenza di quell’abbraccio così cretino, e mortalmente cretino.

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Roberto Alajmo | 19/07/2008

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