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CUORE DI MADRE


L'ISOLA DI CIRCE

Dal diario di bordo di Adriatica. Lipari. 3 settembre. Mattina. Lipari possiede una sua esausta bellezza, in questo periodo dell’anno. Appare stremata dal passaggio della piena d’agosto. Ma in questa malinconia preautunnale non perde bellezza, anzi. È una bella donna al risveglio, dopo una notte d’amore. Se davvero è bella, e consapevole di sé, non correrà subito a rifarsi il trucco. Indugerà al tavolo della cucina, sorseggiando il caffè, in modo che il suo uomo possa guardarla bene ora. La accetti per com’è: una bella donna, e ancora più bella perché adesso anche vera. Nella tradizione, quando si sente la necessità di identificare ogni tappa del viaggio di Ulisse nel Mediterraneo, alla Sicilia viene attribuita quella del nono canto, il canto di Polifemo. Ma più che terra di Ciclopi, giganteschi e brutalmente ottusi, questa pare piuttosto l’isola di Circe, la maga che esercita sui viaggiatori il suo fascino vincolante. È Circe, non Polifemo, il simbolo di questa terra di incantesimi. Incantesimi maligni, spesso. Ma incantesimi. A Lipari, di Circi ne troviamo addirittura due: entrambe straniere che hanno scelto di venire a vivere su quest’isola. Una, Loredana, fa la pittrice: e si capisce che far conoscere al mondo il proprio talento partendo da questa condizione isolana sia per lei un tentativo disperato. Lipari le sta stretta. È come se l’incantesimo di Circe si fosse ritorto su di lei, rendendola prigioniera a sua volta. L’altra Circe di Lipari è Silvia, che è nata a Siena, terra di perfezione conclusa. Già suo padre, arrivato a un certo punto dell’esistenza, aveva deciso che ne aveva abbastanza di civiltà, ed era tornato a vivere qui, decidendo programmaticamente di non indossare mai più un paio di scarpe. E davvero, camminò scalzo finché ebbe vita. Anche sua figlia, un giorno ha deciso che la sua esistenza l’avrebbe spesa qui. Dice: a Siena era tutto perfetto, tutto già realizzato, e realizzato già dal rinascimento, cosa avrei potuto fare lì? A Canneto di Lipari ha realizzato un minuscolo albergo bellissimo, Casajanca. E prima ancora, si è battuta per la realizzazione di un consultorio. Era una battaglia che a Siena aveva già combattuto negli anni settanta, e combatterla di nuovo a Lipari è stato come perdere di botto vent’anni. (Si ringrazia la rivista Giudizio Universale)

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Roberto Alajmo | 21/09/2008

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