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RIFARDIAMENTO

Senza casa in rivolta. Laboratori e cliniche mediche in rivolta. Commercianti di piazza Bellini in rivolta. Palermo pare sempre sull’orlo della rivoluzione. Solo che poi, regolarmente, se la rifardia. L’espressione Rifardiŕrisi in siciliano significa tirarsi indietro. A quanto pare viene dall’arabo rafarda, ossia rifiutare. Col tempo il verbo č passato al dispregiativo: se l’č rifardiata, rifardo. Malgrado l’accezione negativa, sta a indicare un’attitudine che č molto siciliana, quella di sporgersi molto avanti e poi, invece, rifardiarsela. Ma non č certo l’autunno, la stagione privilegiata del rifardiamento. I siciliani se la rifardiano di solito in primavera. E specificatamente: la vigilia delle elezioni. Per quattro anni non fanno altro che lamentarsi, rovesciare cassonetti e bloccare le strade, tanto che in certi periodi quasi quasi gli si crede. Poi arrivano al momento di votare, che normalmente sarebbe quello di tirare le somme della propria indignazione, e se la rifarděano. A parlare con chiunque, a leggere i commenti dei blog e le lettere ai giornali, sembra di essere circondati da un popolo di Che Guevara, tutti pronti da un momento all’altro a imbracciare il mitra e darsi alla guerriglia. Certe volte mi sono persino vergognato del mio moderatismo, ma col tempo ho imparato a osservare con disincanto il mugugno eversivo dei siciliani. Tanto ormai l’ho capito: se la rifarděano sempre. (L'illustrazione č di Gianni Allegra)

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Roberto Alajmo | 04/10/2008

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