CHI HA SPOSTATO I MOBILI?
Dal diario di bordo di Adriatica. Malta. 10 settembre. Lo spiazzamento iniziale creato dall’impatto linguistico resta confermato muovendosi all’interno dell’isola, nei brevi tratti di campagna che si possono rintracciare fra un centro abitato e l’altro. È sempre casa mia, persino i nomi sulle insegne dei negozi mi sono familiari: ma è come se qualcuno mentre non c’ero avesse spostato tutti i mobili, fino a rendere irriconoscibili le diverse stanze. I muretti a secco scandiscono il paesaggio, ma sono costruiti secondo una tecnica diversa da quella della Sicilia sud-orientale. E anche la pietra è diversa da quella scura che è tipica delle isole minori di Sicilia. Le piccole barche da pesca hanno gli stessi colori, ma una forma leggermente diversa, con la prua più eretta, e un paio di occhi che qui vengono considerati di buona fortuna, diretti discendenti di quelli che adornavano la prua delle navi fenicie. Perfino l’ulivo, la pianta che più di ogni altra accomuna le sponde del Mediterraneo, qui è diverso da quello basso e tortuoso che cresce in Sicilia. Qui evidentemente non li potano, e sono liberi di crescere in altezza. Sono ulivi slanciati, come se ne vedono in Grecia. Uguale e diversa, vicina e a sé stante: questa è Malta come appare al viaggiatore che le si accosti per la prima volta, proveniente da un mondo uguale e diverso, vicino e a sé stante.