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LA NOTIZIA CHE NON ERA UNA NOTIZIA

(Dall'Unità di ieri) La cronaca è fatta così: improvvisi soprassalti e poi silenzio. Una decina di giorni fa si era registrato un ritorno di fiamma dell’enigma Maiorana. Non erano morti, erano a Barcellona, e se la spassavano alla grande. Notizia certa. Nell’entusiasmo della scoperta era spuntata una mezza dozzina di testimoni sicuri di averli riconosciuti. Da tragica che pareva, la vicenda aveva assunto un sapore grottesco. Per la verità chi conosce le cose di Sicilia, anche solo a naso, qualche perplessità continuava a mantenerla, pure di fronte a prove schiaccianti. C’era un eccesso di crudeltà in quel figlio che lasciava credere alla madre di essere stato ucciso. Soprattutto c’era un eccesso di evidenza in quella truffa avvenuta in una zona del palermitano notoriamente sotto il controllo della famiglia Lo Piccolo. Ma ogni dubbio era spazzato via dalla concordia delle ricostruzioni. Dissolvenza. Appurata la verità, in attesa che i due furbacchioni vengano rintracciati, i giornali smettono di parlarne. Solo la trasmissione “Chi l’ha visto?” decide di approfondire la questione. E fa quel che quasi nessuno può permettersi più: un’inchiesta giornalistica. Manda una troupe a Barcellona. Intervista il testimone principale, che aveva parlato nell’immediatezza della scomparsa, credendo di aver riconosciuto in particolare Stefano, il figlio. Il testimone dichiara più o meno: a me è parso, poi non so. La troupe prova a intervistare pure i buttafuori del locale: l’unico disposto a parlare riconosce però solo il padre, non il figlio. Spunta la foto di un ragazzo, che però non è lui. E non è nemmeno quello riconosciuto dal testimone principale. Insomma, un’oretta di semplice inchiesta televisiva la cui sintesi, a volere essere ottimisti, si riassume con l’espressione: mah. A dirla tutta, l’inchiesta di “Chi l’ha visto?” andata in onda l’8 dicembre rappresenta lo smantellamento di tutto il castello di carte costruito nei giorni precedenti. Sempre sperando che dietro non ci sia uno dei tanti tentativi di sciacallaggio, risulta che il presunto svelamento dell’enigma era solo la somma di tanti indizi impalpabili. Dietro, il comprensibile spasimo di una madre convinta che il proprio figlio sia ancora vivo, e quasi nient’altro. Di sicuro, niente di concreto. Ora, dopo la messa in onda di un servizio del genere, uno si aspetterebbe che sui giornali venisse ripresa la notizia dell’abbaglio. Un titolo poteva essere: “Maiorana, niente di fatto”. Oppure: “Il disinganno di una madre”. Invece, niente. È successo quello che succede pure e sempre dopo ogni puntata di “Report”: anche quando pare che debba venire giù il mondo, l’indomani non succede niente. La notizia della dolce vita di padre e figlio era troppo succulenta per essere smentita. Le belle notizie e le notizie belle non si smentiscono mai. Nemmeno quando sono fasulle.

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Roberto Alajmo | 16/12/2008

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