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LE PREDICHE E I PULPITI

Da quando un quotidiano cittadino ha promosso un giro di opinioni sul tema “il silenzio degli intellettuali” un grave discredito circonda i sedicenti tali. A ogni pubblica uscita c’è sempre qualcuno che alza il dito per chiedere di parlare e poi lo tende per accusare: che ha fatto lei? Perché non s’impegna? Siccome, lo ammetto, io sono di quelli che, come si diceva a scuola, potrebbero fare ma non si impegnano, mi sento in dovere di dare qualche spiegazione. Parlo per me: io considero mio mestiere quello di leggere la realtà e darne magari una diagnosi. La cura è qualcosa che compete a qualcun altro, qualcuno che abbia le armi politiche per affrontare il problema, qualcuno che al limite mi può chiedere un consulto: e sarei lieto di darlo. Non credo che tutti debbano essere competenti su tutto. Ma se anche fosse, se avessi in tasca la cura della lebbra che sta consumando la città di Palermo, su quale giornale scientifico, in quale congresso specialistico dovrei rivelarla al mondo? A parte le collaborazioni con qualche testata nazionale, a Palermo uno scrittore può contare solo sui blog. I partiti adoperano i cosiddetti intellettuali come portatori non di idee ma di consenso (sbagliando anche in questo). I giornali chiedono opinioni sul silenzio degli intellettuali, ma si guardano bene dal chiamarli a esprimere la loro opinione su altri argomenti. Circoli culturali, teatri, fondazioni, associazioni sono quasi tutti autoreferenziali al limite dell’autismo. In questo panorama Rosalio è un’eccezione, in quanto garantisce uno scambio di idee al di fuori dei target predeterminati. Servirebbero non poltrone, ma semplici sedie su cui salire all’impiedi per rendere visibile la propria opinione. Ma pure le sedie sono tutte occupate da tempo, e a quanto pare chi le occupa non ha più molto da dire. Questo vale non solo per me, ma per tutti gli artisti palermitani che negli ultimi anni hanno ricevuto un riconoscimento internazionale. Emma Dante inaugurerà la prossima stagione della Scala, e nella sua città fa teatro in un sottoscala. Se ci pensate bene, forse, non sono tanto le prediche, quelle che mancano. Mancano i pulpiti. (Illustrazione di Loredana Salzano)

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Roberto Alajmo | 06/02/2009

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