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ANDRA' MEGLIO L'ANNO PROSSIMO

(Oggi sull'Unità)
Può sembrare azzardato paragonare l’Inter al Pd. Non foss’altro perché l’Inter viene da tre scudetti e mezzo consecutivi e il Pd da più o meno altrettante batoste elettorali. Per cui a prima vista è come accostare Gastone a Paperino. Ma a parte il fatto che a cuore di tifoso non si comanda, c’è qualcosa, un karma, che contraddistingue l’Inter al di là di ogni contingenza. E cosa sono gli ultimi quattro anni se paragonati all’eternità? Questo vale anche intendendo quel genere di eternità relativa che è l’eternità calcistica. L’Inter è rimasta Inter anche nella buona sorte, considerando ogni vittoria come una dote provvisoria. E l’identità nerazzurra somiglia parecchio a quella rossoverde del Pd: perdente anche quando è capitato che risultasse vincente.
Malgrado gli scudetti, nel cuore dei tifosi interisti in questi ultimi anni è rimasto un nocciolo di sconforto che può essere paragonato al sentimento di provvisorietà che contraddistingueva per esempio l’ultimo governo Prodi. Che governava sì: ma su cui pendeva una specie di maledizione a orologeria. Quando il ticchettio dell’autolesionismo è diventato scoppio, si può dire che tutti se l’aspettassero. È tipico della sinistra non approfittare delle occasioni che capitano, e se qualche volta il destino si rivela benigno c’è sempre da qualche parte una goccia di veleno, una piccola crepa destinata col tempo a ingrandirsi e rovinare ogni gioia.
Allo stesso modo, dopo ogni vittoria nerazzurra tutti sappiamo che esisterà un contrappasso. Quest’anno è stato l’addio di Ibrahimovic, dettato da un’inquietudine, una cupiditas rerum novarum che è anch’essa molto interista-progressista. Esiste un sentimento di precarietà comune agli interisti e agli elettori del Pd, che anche quando riescono a prevalere, lo fanno in maniera tanto avventurosa da non riuscire mai a godersela fino in fondo. Quando un paio di volte è successo che il centrosinistra vincesse le elezioni, fra gli elettori c’è sempre stato una specie di timoroso sbigottimento. Che la storia decidesse una volta tanto di andare contromano sembrava una fortuna troppo grande per i nostri piccoli cuori. La paura era che da un momento all’altro venisse fuori un contrordine o una smentita, un trucco alla Moggi, qualcosa che invalidasse il risultato e ci ricacciasse nella bolgia degli sconfitti.
Forse è una leggenda metropolitana, ma raccontano che qualche anno fa - alla prima di campionato, quando le speranze erano ancora intatte - un tifoso interista si presentò a San Siro con un suo personalissimo striscione. E sullo striscione c’era scritto: “Andrà meglio l’anno prossimo”. Era un Inter che non vinceva mai, mentre ora invece capita. Ma forse in attesa della sospirata Coppa dei Campioni, quel tifoso lo striscione lo srotolerà anche quest’anno. E idealmente dovrebbe portarlo anche ai comizi del Pd. Noi interisti progressisti siamo fatti così: speriamo sempre, a priori, che vada meglio l’anno prossimo.

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Roberto Alajmo | 22/08/2009

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