I PIACERI DEL POLITICAMENTE SCORRETTO
(Oggi sull'Unità)
Laccusa che spesso viene rivolta a una certa sinistra cosiddetta radical chic è sempre quella: di non saper parlare a interi strati della popolazione. Di liquidare con altezzosità tutta quella minima Italia che vota per il signor B. non perché è nel suo più o meno legittimo interesse o perché non vuole sapere, ma perché proprio non sa. Non è in condizione di sapere.
Un partito che aspira a essere maggioritario può permettersi di credere che la metà degli italiani vota in un certo modo perché sta dalla parte dei furbastri? O anche solo che tutte queste persone hanno volontariamente portato i loro cervelli allammasso televisivo? Può farlo Bersani? Persino Di Pietro, può permettersi questo tipo di analisi?
È vero: la sinistra ha perso la sua capacità di seduzione presso i ceti sociali che storicamente ne costituivano la struttura portante. Il monopolio dei sogni è passato dallaltra parte. E questo è di sicuro un problema.
Detto questo, non la metà degli italiani, ma diciamo il dieci per cento della popolazione italiana, aspetta di sapere cosa pensare dalla bocca di Emilio Fede e compagni. Certo: sono elettori adulti, in grado di cambiare canale. Ma per qualche motivo non lo fanno. Non lo cambiano canale mai. E sono il dieci per cento: quanti bastano a decidere una consultazione elettorale.
Ora Bersani di sicuro no. E nemmeno Di Pietro può permettersi di dire che è inutile parlare a quel dieci per cento. Ma io? Io che non ricopro incarichi pubblici e non devo rispondere a nessun criterio di correttezza politica? Se dico che è tempo perso rivolgersi ormai a quel dieci per cento, faccio peccato? Se dico che quel dieci per cento che serve dobbiamo farlo spuntare da qualche altra parte, sono radical chic? Infrango qualche regola di galateo intellettuale se dico che un cretino, fatte le debite misurazioni, risulta effettivamente cretino?