POTEVA ALMENO FARSI DARE DEL LEI
Più uno ci pensa e più pare strano lo scaricamento unanime del - a questo punto: povero - senatore Di Girolamo. Per lui, eccezionalmente, non cè stato bisogno dei canonici tre gradi di giudizio: basta lesecrazione morale, e un calcio in culo.
Levidenza degli indizi non è sufficiente a spiegare il mistero: altri, in passato, con un quadro accusatorio analogo erano stati salvaguardati dal cordone sanitario steso dai colleghi parlamentari.
Può valere, certo, la colpa tipicamente italica: che consiste non nellaver commesso un reato, ma nellessersi fatti scoprire. Eppure nemmeno questa, coi tempi che corrono, è una specificità del caso.
A conti fatti resta in piedi una sola ipotesi. La vera colpa del senatore, agli occhi del sistema, è quella di aver assunto un ruolo subordinato, rispetto agli esponenti malavitosi con cui si relazionava.
Emerge dalle intercettazioni un suo atteggiamento sottomesso, degradante. Come Senatore della Repubblica avrebbe dovuto trattare almeno da pari a pari con quei mascalzoni.
In definitiva: Di Girolamo non era troppo disonesto. Al contrario, semmai: troppo poco, per gli standard parlamentari.