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IL RE NUDO

C’è ormai qualcosa di decisamente extracalcistico nella fenomenologia di Mourinho. L’allenatore dell’Inter straripa dalle pagine dello sport. Mai era successo che tanto drasticamente su un singolo personaggio calcistico si creassero due schieramenti: pro (gli interisti) e contro (resto del Paese). Questo complica tutto, perché il tifo rende sospetta ogni opinione. E tuttavia, pur provenendo da un pulpito nerazzurro, bisogna osservare che almeno a Sinistra, Mourinho dovrebbe essere considerato una specie di profeta. Non certo per il complesso della sua opera, che è ideologicamente trasversale. Ma quando, per esempio, addita le distorsioni del sistema-calcio, è allineato con quel che i quotidiani progressisti vanno denunciando, inascoltati, da tempo. Doppiopesismo nelle valutazioni della giustizia sportiva, indebite ingerenze esterne, servilismo giornalistico, eccetera.
Fatta la tara che si deve alle esternazioni più istrioniche, il nocciolo delle questioni sollevate da Mourinho in teoria sarebbe condiviso dall’opinione pubblica più illuminata. Eppure ogni sua uscita ormai viene accolta con un indiscriminato fuoco di sbarramento. È nata persino una scienza esegetica che prende in esame ciascuna smorfia o gesto, dandone sempre l’interpretazione deteriore.
Persino gli osservatori più intelligenti si adontano se a criticare è uno straniero. Come si permette di dire le stesse cose che diciamo noi? Di fronte a un quadro del genere viene il sospetto che il problema dell’allenatore portoghese sia quello di essere, appunto, portoghese. Siccome i panni sporchi si lavano in casa, il sistema immunitario del calcio nazionale si accinge a espellerlo come corpo estraneo.
Ma liquidare ogni sua dichiarazione come frutto di follia è autolesionistico. Certe volte i pazzi, come gli specchi, riflettono solo una realtà che non ci piace.

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Roberto Alajmo | 08/03/2010

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