LA LUCE, A SIRACUSA
(Un brandello dell'Arte di Annacarsi")
...Solo se davvero lesperimento zen è riuscito il viaggiatore sarà nelle condizioni danimo ideali per approdare a Siracusa. Arrivando in città subito prima del tramonto capita di restare assorti nel silenzio di certi viaggi in automobile, quando in prossimità della fine le parole lasciano il campo alla fatica, alla noia e alla riflessione. Riflessione che è figlia di noia e fatica. Ma anche dellaspettativa, nel caso di una città così carica di fascinazione.
Siracusa in realtà sono due città a sé stanti. Lattrattiva turistica maggiore dellabitato sulla terraferma è la zona archeologica, col teatro greco, il museo Paolo Orsi, lOrecchio di Dionisio e i resti che hanno fatto la notorietà di Siracusa nel mondo. Il resto è una zona di edilizia perlopiù moderna, da attraversare col timore di imbattersi nel santuario della Madonna delle Lacrime, la cui micidiale forma dastronave risulta visibile da pressoché ovunque.
Meglio puntare direttamente a Ortigia, lisola che custodisce il centro storico quasi intatto di Siracusa. Quasi, perché anche qui qualcosa è sfuggito alle maglie della bellezza: sul porto di Ortigia cè una bellissima palazzata ottocentesca, tutte facciate classiche, molto eleganti. Tutte tranne una, che mostra una sopraelevazione tardo novecentesca che ben rappresenta il concetto di pugno nellocchio. Ecco, tanto per fare un esempio: quella, proprio quella, è la sede della Sovrintendenza ai monumenti, ossia lorgano che dovrebbe combattere gli abusi edilizi.
Ma Siracusa sa farsi perdonare questo e altro. Qui si trova la piazza forse più bella di tutta la Sicilia, quella del duomo. Piazza bislunga e ovalizzata, bianca di una luce abbagliante, talmente bella e abbagliante che nelle prime ore del pomeriggio il suo attraversamento appare come un doloroso sacrilegio. Una luce diversa da quella del resto dellIsola, che già tende a ferire, e che qui viene moltiplicata dalla pietra chiara della pavimentazione e delle facciate...