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LOOK FORWARD IN ANGER

(Oggi sull'Unità)
C’era una volta la lite per futili motivi, quella che scoppiava tipicamente fra automobilisti, e qualche volta finiva a coltellate. La lite che scoppiava in difesa della roba e covava nel chiuso dell’abitacolo, dietro lo schermo del parabrezza, prima di detonare appena i contendenti uscivano dalla macchina.
C’era una volta, appunto. Quando nella civilissima Emilia un ambulante (italiano) viene quasi ammazzato a legnate da un paio di avventori (italiani) per una piadina tiepida, e quando si tratta dell’ennesimo episodio di una serie del genere, significa che qualcosa sta succedendo. Una mutazione è in corso. Non è solo la percezione quantitativa: tanti casi simili nell’arco di poche settimane. È proprio il concetto di futili motivi a essere oggetto di un drastico ribasso. Ultimamente in questo paese sempre più incazzato si muore per una fila non rispettata, per avere inavvertitamente investito un cane. Non è più la difesa della roba. Non c’è nemmeno lo schermo del parabrezza dietro cui la violenza comincia a cuocere. È proprio un’intera popolazione che picchia senza pudore, senza manco il movente di una vera provocazione. Maschi che picchiano femmine. Giovani che picchiano vecchi. Gruppi numerosi che picchiano singoli individui, in difesa del proprio presunto territorio o del proprio supposto onore. Dietro i recenti fatti di cronaca c’è un incarognimento nazionale diffuso, una regressione generale di cui la violenza da strada è solo l’aspetto più eclatante e pittoresco.
Anche perché sempre più spesso si tratta di pestaggi fra italiani, senza nemmeno l’alibi del razzismo – ammesso e non concesso che il razzismo costituisca un alibi. È l’Italia che si guarda allo specchio e prova ripugnanza per se stessa. L’Italia che rompe a pugni lo specchio e si fa male da sola.

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Roberto Alajmo | 25/10/2010

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