Vittime o lagnosi?
Ho 31 anni. Ho vissuto all'estero a lungo. Ora vivo a Roma. Lavoro molto, da sempre. Nessuno mi ha mai regalato niente. A parte l'amore che ricevo ogni giorno dai miei affetti e di cui sono immensamente grata. Dopo 10 anni di (brillante) nomadismo, sono rientrata in Italia per mettere radici nel mio paese, e sono tornata a vivere dai miei perché non posso ancora permettermi un mutuo. Semino ovunque vi siano progetti e idee che mi convincano, e mi esaltino. Ho più di un lavoro che gestisco in contemporanea. Il core business della mia attività mi rende estremamente felice, e l'ho ottenuto con fatica e impegno; ma gestisco il portafoglio con cautela. Ossia, non mi faccio illusioni: ho ben presente l'anomalia italiana, il cul de sac dove è andato a impatanarsi il mercato del lavoro. Vivo in questo paese perché ho scelto di non vivere altrove (già fatto), e so che è un privilegio riuscire a farlo. So che potrò permettermi una casa e una macchina solo a 40 anni (mentre i miei coetanei inglesi e tedeschi sono già all'acquisto della seconda casa o al secondo matrimonio). So che dovrò risparmiare il più possibile per permettermi una pensione decorosa quando sarò vecchia. So, insomma, che vivere e lavorare in Italia significa posticipare di 10 anni la realizzazione di una vita normale. Occorre diventare funamboli e non soffrire di vertigini. Ma non mi lamento. Lavoro sodo. Lavoro con lo stesso spirito con cui probabilmente lavoravano i miei nonni nel dopoguerra. Lavoro in modo scaltro, o almeno ci provo. Conosco molti giovani inattivi. Purtroppo. E molti giovani che si lamentano. E che fanno collezione di master (in gran pare inutili, eccezion fatta per quell che coordino io :-)), di tirocini e quando provano ad inserirsi in canali di lavoro retribuiti, affastellano una fregatura dietro l'altra. Poveri giovani...Però, posso aggiungere una cosa? I miei amici (giovani) sono tutti in gamba. E non perché siano amici miei. Ma perché vivono, lavorano, producono, sognano, viaggiano, investono. Ogni tanto prendono qualche abbaglio, subiscono una battuta d'arresto, ma poi si rialzano e ricominciano da capo. Fanno fatica ad arrivare a fine mese, qualcuno (come me) vive ancora dai suoi, qualcun altro (piu fortunato) ha un genitore più benestante che lo aiuta a comprarsi la macchina o a pagare il mutuo della casa. Ma insomma, i miei amici non si adagiano mai. E sono bravi. Hanno una loro professionalità che è spendibile, sia in Italia che all'estero, nel rispettivo settore di competenza. E sono tsunami di creatività. Poi ci sono i giovani sfigati e lagnosi. Che, permettetimi di dirlo, quando sono cronici, bisognerebbe prenderli a sberle. Li conosco abbastanza bene e - vivendo nella loro stessa condizione - penso di poterne dare una mia modestissima opinione. Sono giovani viziati, incapaci, imbranati, pigri, indolenti, arroganti. Pretendono l'efficienza svizzera dagli altri, e non pensano che dovrebbero anzitutto prendenderla da loro stessi. Sono inesperti e ingenui (colpa degli anni '80 che ci hanno coccolati troppo??), e si fidano dei cialtroni che li fanno lavorare gratis. Sempre più spiantati, tornano nel guscio familiare a lagnarsi, e si fanno consolare dalla mamma chioccia, incartandosi in una spirale depressiva. Che a lungo andare, diventa cronica. Ragazzi, diamoci una svegliata! Abbiamo ancora la fortuna di poter contare sul patrimonio delle nostre famiglie, che ci consente di avere per lo meno una base di appoggio (viviamo, paradossalmente, in uno dei paesi più ricchi del mondo). Sfruttiamo questo vantaggio competitivo per rilanciare, costruire, inventare. Facciamoci imprenditori di noi stessi. Possiamo farlo, se vogliamo, se ne siamo capaci. Occorre però mettere da parte la pretesa di avere tutto, e subito. Occorre avere l'occhio lungimirante, e accettare di lavorare a condizioni retributive e contrattuali non soddisfacenti solo se intravediamo delle opportunità di crescita, che possano essere spendibili in futuro. Occorre ogni tanto avere il coraggio di mollare gli ormeggi e andare a lavorare all'estero, per tornare con un bagaglio di competenze "reali". In Italia ci sono tante nicchie vuote. E molte persone per bene. Aguzzate vista e fegato, e andate a cercarvi il vostro spazio vitale. Lasciate perdere i baroni delle università, il pubblico impiego (dove ci sono o fasce protette dai sindacati o precari cronici) e gli squali delle piccole imprese italiane (che sfruttano il basso costo della manodopera). Mandate a cagare i sanguisuga, i paraculi e i disonesti. Se non vi pagano, denunciateli! Mantenete un profilo basso, non fate gli struzzi ma neanche i pavoni. Il mondo già è pieno di scrittori e ballerini. Fate altro. Non tutti abbiamo il talento e il carisma per diventare artisti affermati. Guardate al privato giovane e intraprendente, guardate alle organizzazioni internazionali, guardate alle professioni free lance. Siate più concreti e sagaci. E smettete di ascoltare chi si riempie la bocca di cazzate. I partiti sono morti. Guardate ai think tank, invece. Se volete essere cittadini well-informed e politicamente attivi, ricominciate dalle piattaforme che stanno nascendo fuori dai partiti. L'Italia cambierà, prima o dopo il collasso preannunciato dal padrone di casa. E questo dipende anche da quanto saremo cazzuti e determinati, a voler scegliere BENE anche se oggi ci costa dei sacrifici. A 31 anni divido ancora la camera con mia sorella. Ma sono felice di quello che faccio, e felice di potermi costruire le basi della mia indipendenza. In un paese per certi versi alla deriva, con alti livelli di corruzione (politica e impresa) e maleducazione (società civile). Ma se potessi scegliere, Giovane Inattivo Italiano, rinasceresti per caso in Iran (la repressione!)? In Libia (la dittatura!)? In Texas (la pena di morte!)? In Finlandia (sai che palle)? In India (le caste!)? Forse, se fossi intelligente, vorresti rinascere in Francia o in Inghilterra. Ma perché allora non ci vai, se non ti piace (giustamente) il nostro paese. Ho il sospetto che con la tua incapacità di determinare il tuo destino, con la tua china depressiva, con la tua immaturità, rischi di contribuire al declino (economico, sociale e culturale) di te stesso e dell'Italia intera. Guarda ai tuoi coetanei che si danno da fare e che producono PIL dalla mattina alla sera. Sono in maggioranza, per fortuna. E non tutti sono figli di papà, nonostante il sistema meritocratico stenti ad affermarsi in un paese che premia imbecilli e puttane solo perché hanno avuto culo (padri importanti e amanti potenti, rispettivamente). Del resto, anche la prostituzione richiede un curriculum adequato. Ma c'è ancora speranza nelle giovani leve, quelle vere, affinché possano farci sognare un futuro migliore.
Alessandra Spalletta