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LA NEBULIZZAZIONE DELLE CLIENTELE

(Da Repubblica)
Tu vorresti – veramente vorresti, con tutte le tue forze vorresti – credere che la Sicilia abbia invertito il circolo vizioso del sottosviluppo, avviandosi verso le magnifiche sorti e progressive che le spettano per lignaggio. Saresti ben felice di ritrovarti al governo dopo aver perso le elezioni e, oplà, partecipare con fervore all’autoproclamato rinascimento siciliano. Come vincere alla lotteria dopo aver comprato il biglietto sbagliato, praticamente.
Il tuo volenteroso ottimismo, però, si scontra in maniera frontale con l’ostinazione della realtà, che continua a mostrare giorno dopo giorno il suo volto più meschino. Né si tratta di singole notizie contromano, che sia possibile liquidare come l’eccezione che confermi la regola. Considerando solo gli ultimi giorni, le notizie sintomatiche sono due. La prima riguarda i cosiddetti cantieri-scuola. In sintesi: millesettecento minicantieri di lavori pubblici, finanziati dalla Regione con centottantotto milioni, che si convertono in trentuno euro l’ora per alcune migliaia di lavoratori precari. Il tutto sparpagliato in 384 comuni, vale a dire la quasi totalità di quelli siciliani, con l’eccezione di Palermo, dove il coma dell’amministrazione comunale è talmente abissale da non consentire nemmeno una forma di alimentazione forzata.
La seconda notizia: due bandi dell’assessorato ai Beni Culturali, rispettivamente proiettati alla "Valorizzazione dei Beni e delle attivita' culturali" e a "Sperimentare (...) nuove forme artistiche legate all'arte contemporanea". Il tutto per un ammontare di quarantotto milioni di euro.
Di primo acchito, notizie del genere ti aprono il cuore alla speranza: allora non è vero che in cassa non ci sono più soldi. Per cui ti pare brutto essere sempre in preda a cattivi pensieri. Ma abbiano pazienza i promotori del rinascimento siciliano: qualcuno che non sia d’accordo ci sarà sempre.
Un tempo si sarebbe parlato di finanziamenti a pioggia, ma qui siamo di fronte a un fenomeno nuovo che scompone le gocce in nebulizzazione diffusa. In tempi di crisi magari non piove più, ma il tasso di umidità finanziaria presente nell’aria garantisce un’irrigazione delle colture clientelari ancora più capillare. Anziché puntare su un investimento che faccia da trampolino per lo sviluppo, si è preferito come al solito puntare su micro cerotti che prolungheranno il bagnomaria stentato in cui viene artificialmente tenuto l’intero mercato del lavoro siciliano.
Più piccoli sono i cantieri, più sporadiche le (supponiamo) visite guidate, tanto più sarà difficile verificare il regolare svolgimento del lavoro svolto. Chi vorrà e potrà controllare i Lavoratori Socialmente Inutili (come li ha definiti Angelo Vecchio su queste pagine) che ripristinano un marciapiede? E chi saprà mai se veramente si svolgeranno i giri turistici fatturati alla Regione? Chi garantisce che questa nebulizzazione degli appalti non favorisca ancora di più i soliti ras che rastrellano finanziamenti pubblici mascherandosi dietro l’associazionismo fantasma? Anziché smantellare le radici culturali del sottosviluppo, queste elargizioni nebulizzate servono a consolidarle.
Il reportage di Carmelo Caruso sulle pagine di Repubblica rivela un fenomeno che chi voleva conoscere già conosceva: i precari beneficiati da un minisalario occasionale del genere non si sentono per nulla vincolati al lavoro. Lo considerano un risarcimento dovuto, o addirittura la semplice premessa di future rivendicazioni. Ma a chi conviene rompere il giocattolo? Non ai precari, che ricevono una piccola cifra, ma in cambio di un lavoro che possono pure non svolgere. Non agli intermediari, che intascano il grosso dei finanziamenti. Non ai politici di riferimento, che alimentando queste forme striscianti di precariato tengono in vita il patto di Gratitudine Sospesa, quello che vincola gli elettori in vendita alle sorti del maggiore offerente. Il patto scellerato che ci sta dietro è semplice: il perpetuo bilico lavorativo produce una perenne fidelizzazione elettorale.
Di fronte a questa concomitanza di interessi, a rimanere schiacciato risulta il semplice cittadino-utente il quale, benché ingrediente sociale di maggioranza, difficilmente troverà modo di ricollegare questa perversione politica ai pessimi servizi che riceve, e a costi decisamente più alti. Il danno della Gratitudine Sospesa si manifesta su piani diversi e convergenti. In termini di mancata progettualità esistenziale riguarda i giovani precari che accontentandosi di un reddito di sussistenza non trovano la forza di crescere e imparare sul serio un mestiere. E si capisce: sanno che domani toccherà di sicuro fare qualcos’altro. Inutile imparare a asfaltare una strada se domani bisognerà trovare impiego come cameriere in trattoria. Il risultato è che nessuno sa più fare niente, né stendere l’asfalto né servire ai tavoli. Ecco il piano su cui il danno tocca anche l’interesse della borghesia a prima vista più disinteressata, assuefatta e mansueta, che otterrà servizi sempre più cari e di peggiore qualità, fino al punto di rottura. Forse solo l’ira di questi mansueti potrà innestare l’inversione di tendenza che in Sicilia le forze politiche, pur millantando le migliori intenzioni, si sforzano di scongiurare.

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Roberto Alajmo | 03/08/2011

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