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Ma cos’ha scritto Gunther Grass di così tremendo? Di così inumano da mobilitare persino l’Accademia di Svezia, perché ritiri il premio Nobel che a suo tempo gli aveva conferito?
Se qualcuno volesse togliersi lo sfizio di documentarsi personalmente, può farlo qui [LINK] .
Per gli altri che invece si fidano, ecco una breve sintesi: niente.
Niente che non sia condivisibile da qualsiasi individuo libero da pregiudizi.
(Al massimo si può contestare la forma: perché in versi? Ma questa è una fisima personale.)
Per il resto, Grass si limita a far notare che non si può costringere lui, in quanto tedesco, al consenso acritico sulla politica di Israele. Il senso di colpa, a parte il fatto che dovrebbe riguardare i singoli individui e non le nazioni o gli eredi degli eredi, come alibi è durato abbastanza.
Ma soprattutto è durata abbastanza la sovrapposizione fra ebraismo e stato di Israele. Anzi, peggio: fra ebraismo e maggioranza di governo israeliana. Perché di questo si tratta: di una fazione di potere che pretende di essere considerata intoccabile in quanto discendente di una popolazione che ha molto sofferto.
Conosco moltissimi ebrei - a cominciare da uno che stimo molto: Moni Ovadia – che sono fortemente contrari alla politica di Israele, soprattutto nei confronti dei palestinesi. Appurato questo, il ricatto morale non regge più.
Personalmente, se dovessi scegliere fra vivere in Iran o in Israele, non avrei dubbi, e vorrei abbronzarmi alla famosa luce di Gerusalemme. Ma vorrei che i paladini acritici della politica estera israeliana tenessero presente una variante del precetto evangelico: non fare agli altri quel che altri ancora hanno fatto a te.

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Roberto Alajmo | 12/04/2012

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