Candidato sindaco ambulante
Cefalù. Il candidato sindaco Sgarbi è stato dichiarato incandidabile dal Tribunale di Marsala e dalla Corte d'Appello di Palermo. Egli con sovrana indifferenza non ritira la sua candidatura. Il Sindaco di Cefalù e il Prefetto di Palermo chiedono al Presidente della Regione Sicilia il rinvio di quindici giorni delle elezioni per ristampare le schede elettorali senza il nome di Sgarbi. Il presidente Lombardo, disturbato nella sua olimpica maestà, risponde di no. Sgarbi se la ride, intensifica la sua campagna elettorale. La casalinga, il contadino, l'elettricista, il comune cittadino insomma, si ritrovano in cabina elettorale alle prese col magnetismo della parola Sgarbi stampata sulla scheda, magnetismo elevato all'ennesima potenza per il can can suscitato dai divieti e dalle accanite polemiche susseguenti alle pronunce giudiziarie. Tié, un bel per su Sgarbi, così imparano questi politicanti di paese che pensano solo a se stessi! Sgarbi trionfa, la sua annunciata rivoluzione l'ha catapultato sulla mitica poltrona di Sindaco di Cefalù. I sostenitori portano Sgarbi sulle loro spalle come su una sedia gestatoria. Lui fulmina il pubblico plaudente col suo sorriso smagliante, salutando con una mano e avviandosi con l'altra freneticamente i capelli ribelli più che mai. Scoppia la guerra delle intimazioni, dei ricorsi, delle diffide, dei cortei in favore e contro Sgarbi, il municipio è sbarrato da reparti di carabinieri e poliziotti affluiti da mezza Sicilia. Sgarbi dichiara con voce maschia in Piazza del Duomo che la sua rivoluzione è iniziata ma non è compiuta. Finirà dopo la completa vittoria sulla canea di legulei e tribunali scatenata contro di lui dai nemici del popolo sovrano.
Antonio Carollo