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CUORE DI MADRE


STATE BUONI SE POTETE

(da Repubblica)
Niente da fare: gli inviti al fair play sembrano destinati a restare inascoltati, in questa lunga campagna elettorale palermitana caratterizzata dallo squagliamento del Centrodestra, ma che rischia di essere ricordata soprattutto per la furibonda guerra civile scoppiata fra i due candidati di Centrosinistra.
A prescindere dagli schieramenti, veramente Dio acceca chi vuol perdere. Il Centrodestra si straccia le vesti per la scelta del candidato, dopo aver fatto di tutto per scipparlo alla concorrenza. Nessuna analisi post elettorale sfiora l’unica autocritica che risulterebbe davvero convincente: abbiamo perso perché abbiamo governato malissimo. La città ridotta a macerie culturali, morali e finanziarie non è un dato politico di rilievo, a quanto pare.
Ma nemmeno nel Centrosinistra si riesce a gioire di quella che sarebbe e resta, di fatto, una clamorosa vittoria: due candidati al ballottaggio, in una città dove il voto progressista è sempre stato residuale. I polpi in faccia sono volati fin dalle primarie, e non accennano a smettere. Anzi: negli ultimi giorni le invettive sono diventate sempre più triviali. Un’escalation che rischia di coinvolgere soprattutto Fabrizio Ferrandelli. Il candidato del Pd dovrebbe essere contento di avere distaccato il concorrente di Centrodestra pur correndo con l’handicap di avere di fronte il proprio stesso mentore. Ma non sembra tranquillo: dopo aver dato dello sciacallo a Orlando, è arrivato anche “indegno di partecipare alle celebrazioni per la strage di Capaci”. Anatema che assume un sapore ancora più incongruo se si considera che su YouTube ancora si può visionare un Ferrandelli che, nel 2008, difende con grande passione Orlando dall’identica accusa, fatta allora da un esponente del Pdl. Se ne sconsiglia la visione alle persone sensibili: spezza il cuore vedere fino a che punto la fedeltà possa degenerare in risentimento. L’ultima invettiva è stata poi “cialtrone”. Anche fatta la tara all’irruenza dell’età, bisognerebbe che qualche spin doctor spiegasse a Ferrandelli che non si può dare del cialtrone al proprio avversario. Specie se un minuto dopo, nel medesimo contesto, si ricordano i propri trascorsi. Dando del cialtrone a Orlando, Ferrandelli offende anche se stesso, il proprio passato nemmeno troppo remoto. Oltretutto, si candida a perdere malamente. Esiste un precedente che risale a poco tempo fa, e dovrebbe scoraggiare chiunque dall’attaccar briga: Letizia Moratti che attacca frontalmente Pisapia e perde in maniera clamorosa, contro ogni pronostico.
Ferrandelli potrà avere un brillante futuro politico. Può persino togliersi qualche sfizio al ballottaggio. Ma certo non adoperando questi toni, sputando nel piatto dove ha mangiato fino a ieri e dibattendosi come un tonno nella rete, rischiando di restare sempre più aggrovigliato. Il vincitore delle primarie sembra aver scelto una tattica aggressiva, ma deve stare attento a non sbagliare la mira. Dire che Orlando “ha preso i voti di Cammarata”, un nome che a Palermo sembra essere destinato a indicare il peggio del peggio, significa colpire non l’avversario, ma tutti quelli che lo hanno votato, confermandoli - di fatto, a posteriori - nella loro scelta.
Certo, Orlando ormai può consentirsi di fare il superiore, evitando di rispondere alle provocazioni. La causa persa che a tutti sembrava dapprincipio la sua candidatura si è trasformata in una cavalcata trionfale, almeno finora. Adesso può limitarsi a controllare il gioco e colpire in contropiede, confidando nel fatto che l’avversario è di quelli che si complicano la vita da soli. Gli esperti di drammaturgia calcistica garantiscono che molto spesso chi non vuol perdere finisce per straperdere. Ferrandelli, con le prospettive che gli spettano, dovrebbe temere soprattutto una sconfitta bruciante. Il tempo lavora a suo favore: lasci che trascorra in santa pace. Oltretutto c’è poco da farsi illusioni: come già successe nel ’93, presto ci sarà bisogno di tornare a fare fronte comune.
Purtroppo il livore ha raggiunto una tale temperatura da avvelenare anche il complessivo, innegabile successo del fronte progressista. È vero che noi meridionali siamo viscerali: ma facciamo in modo che questi giorni che ci separano dal ballottaggio non rappresentino un’ulteriore lacerazione sul corpo già troppo martoriato del Centrosinistra

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Roberto Alajmo | 11/05/2012

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