LA LOTTERIA DELLE URNE
(Un pezzo scritto su Diario dieci anni fa. E sembra oggi)
Se il centro-sinistra cercasse qualche ulteriore preoccupazione in vista della prossima tornata elettorale, rifletta su questo: esiste una quota di cittadini siciliani che vota pregiudizialmente per il candidato o per lo schieramento che si suppone vincerà le elezioni stesse, a prescindere da quale sia e da quale sia il suo programma.
E un fenomeno che va assimilato al flaianeo correre in soccorso del vincitore, ma con alcune sostanziali differenze. Una sopra tutte: questo elettorato non corre in soccorso del vincitore assodato, ma piuttosto si sforza di indovinare in anticipo chi vincerà e al momento di votare si regola di conseguenza, anche se nel segreto dellurna non ne avrebbe bisogno. E un voto difficile da rilevare in sede di sondaggi perché si mimetizza perfettamente col resto delle preferenze di maggioranza, eppure è diverso: volubile e volatile, sostanzialmente inafferrabile.
Il tipo di elettore in questione si lascia influenzare dai sondaggi medesimi cui partecipa, riservandosi di cambiare idea a seconda delle risultanze conclusive. Non cè nessuna implicazione ideale in questo voto, e nemmeno un banale calcolo delle convenienze individuali o corporative. Né si può liquidare il problema etichettandolo con formule banalizzanti come conformismo e qualunquismo. Dietro cè altro.
Cè la passione tipicamente meridionalistica per i concorsi, i quiz e le lotterie in genere, una passione che spinge alle urne con lo stesso spirito con cui si va alla ricevitoria per giocare i numeri del Superenalotto o dal tabaccaio per indovinare la schedina vincente.
In questo caso naturalmente non si vincono miliardi. Anzi: non è nemmeno ben chiaro cosa si vinca, a parte la soddisfazione di arrivare il lunedì post-elettorale al bar sotto casa e vantarsi con gli amici di averlo detto prima. Non serve assolutamente a nulla, ma fa piacere. E per concedersi questo piacere che alcuni siciliani adoperano i loro diritti civili come se si trattasse di indovinare il colore che uscirà alla roulette.
Tutto considerato forse lo Stato potrebbe prendere atto di questa attitudine e sciogliere il vincolo che lega la lotteria di capodanno al varietà televisivo autunnale del sabato sera, collegando i biglietti vincenti direttamente al consueto appuntamento elettorale di primavera: primo premio a chi indovinerà il Presidente della Regione; secondo premio a chi indovinerà il sindaco del capoluogo; e così via, fino ai premi di consolazione. In questo modo sarà almeno possibile per le casse statali guadagnare sullesercizio della democrazia, un appuntamento che oggi invece, fra scrutatori e spese varie, viene a costare molti miliardi.
Per chi ha seguito levolversi della politica siciliana degli ultimi tempi non è difficile capire in che direzione sia orientato da ultimo il popolo degli elettori dazzardo.
Scatta poi il meccanismo panico della corsa a comprare o vendere azioni. Il ragionamento è: se qualcuno lo sta facendo è segno che bisogna farlo.
Resta da stabilire che cosa può fare il centrosinistra per intercettare il voto dazzardo. La risposta non è semplice. O meglio, sarebbe semplicissima: vincere le elezioni. Oppure lasciarlo credere, dichiarare di aver già vinto, gettando il cuore oltre il sondaggio.
Esiste un racconto di Borges. Si trova in Finzioni ed è intitolato La lotteria a Babilonia. Racconta di un paese in cui lossessione collettiva per le lotterie viene portata alle estreme conseguenze. Raggiunto lapice delle premiazioni in denaro e in natura, un apice oltre il quale è impossibile andare in positivo, scatta un meccanismo premiale in negativo. Chi vince, vince carcere, mutilazioni oppure primo premio la morte stessa. Dal racconto si evince che nel contesto la passione nazionale per le lotterie va aumentando, anziché diminuire.
Forse in Sicilia sta succedendo qualcosa del genere. Esiste una classe di siciliani disposti a tutto pur di avere la soddisfazione di indovinare il pronostico. Anche a farsi del male da soli.