BASTA PIAZZARE L'ANTENNA E TENERLA FERMA
Nel caso della Sicilia è stato decisivo un fattore: a quanto pare sono finiti i piccioli. Un elemento che ha reso poco credibili le solite promesse di lavori e favori.
Questo ha sprigionato un elettorato tradizionalmente alla ricerca del tornaconto personale, che stavolta non si trovava da nessuna parte.
Il voto di scambio non è scomparso, ma rispetto al passato appare nettamente ridimensionato. Non tanto per una conversione etica, quanto per l’esaurimento delle risorse da destinare allo scambio merce.
Con la pattuglia dei deputati regionali che fanno capo a Grillo bisognerà fare i conti per l’intera legislatura. E anche al netto di inesperienza, prevedibili diserzioni e conversioni, per il neo presidente Crocetta saranno interlocutori duri da fronteggiare.
L’exploit di Grillo in Sicilia è andato montando nelle ultime settimane, partendo da una base di consenso abbastanza limitata. Dalla traversata a nuoto dello Stretto in poi le sue piazze sono andate gonfiandosi di gente.
All’inizio erano semplici spettatori attratti dall’idea di assistere gratis a uno spettacolo del comico. Una volta in piazza, però, il contagio è scattato e si è esteso, considerata pure l’inconsistenza degli altri candidati e l’infondatezza delle loro promesse.
Grillo ha trascorso venti giorni sull’isola, ci ha messo la faccia e l’incombenza fisica. Nessun altro leader nazionale ha saputo fare altrettanto.
Con le sue sparate spesso dettate dal puro senso dei tempi comici, Grillo non ha dovuto nemmeno faticare troppo a guadagnare consensi. Non gli sono servite le idee. Gli è bastato ottenere visibilità.
La sua presenza sull’isola ha fatto da antenna parabolica per intercettare tutti i malumori.
È un fenomeno molto simile a quello che generò, una ventina d’anni fa, la Lega Nord. Poche parole d’ordine, molto populismo. Ma soprattutto, sul tetto, una parabola in grado di captare il voto di molta gente stufa di essere presa in giro con le modalità classiche dei partiti tradizionali.