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REMIX: L’ASSUEFAZIONE

Succede un fatto curioso: a ogni titolo di giornale verrebbe da strillare, e invece si rimane zitti.
Apparentemente pare strano, ma a pensarci bene è ciò che succede quando finiscono le lacrime da piangere.
È in corso un fenomeno di narcotizzazione dell’opinione pubblica. Non si tratta di un fenomeno recente, anzi. È dal 1982, almeno, che questa progressiva opera di assuefazione va avanti.
In questo lasso di tempo, a ogni sbracata paratelevisiva ha corrisposto un innalzamento dell’asticella dell’indignazione. Ogni Grande Stronzata Solo Virtuale è servita a far passare sotto silenzio una miriade di Piccole Stronzate Molto Concrete.
Il risultato, trent'anni dopo, è che ci passano sotto il naso fatti che un tempo avrebbero creato una sollevazione popolare. Per dire: è inutile organizzare campagne di sensibilizzazione per mantenere pulita la città, perché nella cultura della libertà a senso unico, a cui appartengono gli stessi promotori istituzionali della campagna, ognuno dev’essere libero di fare quello che gli pare.
Nell’ultraliberalismo è moralmente compresa la facoltà di gettare la carta per terra o scoreggiare in pubblico.
Le persone perbene, per contro, sono in preda a un torpore che deriva dal sospetto di appartenere a una retroguardia geriatrica. E non solo: di fronte allo strepito circostante, riuscire a mantenere l’autocontrollo appare come un segno di distinzione.
La mia idea è che ci voglia un periodo di silenzio. Oppure bisognerà aspettare che si verifichi un collasso autorigenerante. Un trauma talmente grave da indurre al silenzio generalizzato. La prima soluzione è decisamente utopistica.
Per l’altra, secondo me, ci siamo quasi.

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RA | 22/09/2013

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