L'INDIGNAZIONE COME MANCANZA DI TENTAZIONI
Dubbio di giornata: se sempre meno gente va a votare è colpa del disamore o merito della carestia di risorse pubbliche, che rende difficile la pratica del voto di scambio?
Esiste la possibilità che le due ipotesi non siano incompatibili. Che cioè i disamorati della politica siano quegli stessi elettori che fino a poco tempo fa erano disposti a svendere il proprio voto in cambio di cinquanta euro o della promessa in unassunzione. Protesta e astensione potrebbero essere figlie della mancanza di tentazioni.
Sarebbe interessante verificare con un apposito studio sui flussi elettorali, ma la mia sensazione è che i più indignati di oggi sono i conniventi di ieri.
Non sarebbe la prima volta che gli innamorati delusi si trasformano in persecutori.
In ogni caso la conclusione è facile da raggiungere: la quantità del voto è inversamente proporzionale alla sua qualità.