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L'ADULTERAZIONE DELL'INDIGNAZIONE

Le lunghe code agli imbarcaderi.
Le partenze intelligenti dei vacanzieri.
Le ondate di caldo.
Il repertorio giornalistico dell’estate è tornato in tutte le sue varianti, compresa una molto in voga negli ultimi anni: il morto in spiaggia, e la gente che continua a divertirsi.
E’ diventato un piccolo classico, dove trova sfogo un comodo moralismo, alla portata della distrazione dei lettori estivi.
Su diversi quotidiani di oggi compaiono due fotografie scattate sulla spiaggia di Formia. Il corpo di una turista russa coperto da un lenzuolo, e dietro due ragazzi che giocano a racchettoni. Poi lo stesso corpo e due ragazzi che stanno lì a pomiciare.
Comoda indignazione in confezione da asporto.
Solo che, a ben guardare, le foto hanno qualcosa di strano. Fateci caso. L’inquadratura all’apparenza è la stessa, identica è la prospettiva del cadavere. Ma lo sfondo cambia drasticamente. In una il mare lambisce il lenzuolo, nell’altra no. In una si distingue il profilo di un frangiflutti, nell’altra no.
Qualcuno forse ha sentito il bisogno di aggiungere un incentivo.
Siccome i motivi di scandalo in natura già non mancano, e siccome lo scandalo quotidiano continuativo risulta narcotizzante, abbiate pietà: e risparmiateci almeno l’adulterazione dell’indignazione.

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Roberto Alajmo | 18/06/2013

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