DALLA CLAVA AGLI SCACCHI E RITORNO
Del delitto avvenuto in Irlanda a colpirmi non sono tanto i dettagli splatter: un italiano, Saverio Bellante, uccide il suo coinquilino e ne mangia gli organi interni.
E nemmeno il fatto che il colpevole confesso sia descritto da amici e conoscenti come una persona del tutto normale.
A colpirmi è il movente: la lite era scaturita da una partita a scacchi.
Un testacoda culturale. Come se il progresso intercorso dall'età della pietra al gioco che siamo abituati a considerare il massimo della razionalità, abbia fatto precipitosamente marcia indietro. Da un momento all'altro, proprio.
Oppure diciamola così: il fatto di possedere una cultura non esime dalla bestialità.
C'erano wagneriani praticanti fra gli aguzzini di Dachau.
E ci sono cannibali anche fra i giocatori di scacchi.