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NELLA MENTE DELL'ASSASSINO

L'efferatezza del triplice omicidio da parte del padre-marito di Motta Visconti ha fatto saltare il tappo della rabbia popolare.
Ci vorrebbe la pena di morte - no troppo comodo - non può morire semplicemente così - bisogna torturarlo.
I commenti anche delle persone più ragionevoli e compassate danno la misura di come quest'uomo sia riuscito, con la bestialità del suo crimine, a rendere bestiale l'intera opinione pubblica.
Ma soprattutto in casi del genere, più che una forma di vendetta sociale-istituzionale può servire la comprensione del gesto. Capire perché, perché in futuro non succeda.
Un piccolo contributo sarebbe, per esempio, cercare di immaginare cosa sia passato per la testa dell'omicida durante la partita Inghilterra-Italia, che dopo avere ucciso moglie e bambini è andato a vedere con gli amici.
Ecco: un esercizio utile per le nostre menti "normali" è sforzarsi di immaginare i pensieri di un uomo che ammazza tre familiari e va a fare il tifo per la Nazionale.
Personalmente non credo che abbia provato rimorso. Più probabile che, di fronte all'enormità del gesto, la sua mente abbia proceduto a una rimozione integrale.
Io credo che la partita quell'uomo se la sia goduta, se non altro come estremo momento di spensieratezza, sapendo che di lì a poco la sua vita sarebbe venuta giù per intero.
Ogni minuto di quella partita deve avere avuto un sapore inebriante, per Carlo Lissi.
Capire come è fatta la testa di un triplice omicida è una vertigine, per quanto somiglia a quella di ciascuno di noi.

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Roberto Alajmo | 17/06/2014

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