REMIX: L'INVASIONE DEGLI OPACHI
Giuseppe me lo ricordo quando era stato appena assunto: timido e reattivo. Di quelli sempre pronti a risolvere i problemi, mai a crearli.
Lho incrociato di recente, quindici anni dopo, nei corridoi. Un saluto stentato, tenendo sempre lo sguardo fisso davanti a sé.
Allora ho capito che era successo anche a lui.
Ne circolano parecchie, nei diversi reparti. Persone che avranno di sicuro affetti, sentimenti, interessi, dispiaceri, emozioni. Ma che hanno steso fra sé e il mondo una specie di velo di tela spessa, fino a sembrare il prodotto di uninvasione di ultracorpi.
Sono gli Opachi.
Persone che a un certo punto si sono spente, almeno sul lavoro. Hanno capito che non importa niente a nessuno, e quindi non importa niente nemmeno a loro. Fanno il minimo, parlano il minimo, si muovono il minimo. Guardano gli altri fare carriera senza più nemmeno polemizzare su metodi e criteri.
Tutte persone che un po alla volta si sono opacizzate.
La loro opacità le rende imperscrutabili e un po inquietanti. È sempre un Opaco quello che un giorno o laltro impugna una mitraglietta e fa una strage di colleghi.
I superstiti poi dicono sempre: nulla lasciava presagire.
E invece no: tutto lascia presagire.

Roberto Alajmo | 09/07/2015
Letto [4050] volte | permaLINK | PENULTIM'ORA
