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UNA VITA DA LETTORE

Se stucchevole risulta spesso recensire una recensione, vertiginosa è la tentazione di recensire un intero libro di recensioni su una rivista di recensioni. Il pretesto è la raccolta di quelle scritte da Nick Hornby, pubblicate da Guanda e intitolate UNA VITA DA LETTORE. In Italia escono man mano sulle pagine di "Internazionale" e chi le conosce sa che la forza di Hornby recensore è la leggerezza. Dopo un po' ci si scorda che NH è uno scrittore di enorme successo internazionale, e assieme a lui si condividono il senso di colpa per i troppi classici inevasi, per le letture sporadiche, per il tempo e la concentrazione che non bastano mai. Ne risulta un patto sottinteso fra lettore e lettore che somiglia molto a un passaparola istituzionalizzato. Nel caso di NH, ciò che uscendo dalla penna di un critico paludato sarebbe una pesante stroncatura, provenendo da lui diventa un'intelligentissima presa per il culo fra amici. Non che lo stroncato stesso sia tenuto a sorridere, ma almeno il resto del mondo non rimane col sapore acre della cattiveria esercitata da altri sulla pelle di altri. Il segreto sta tutto nel punto di vista. Grazie a una speciale tecnica divagatoria NH parla dei libri che gli capita di leggere mettendo se stesso al di sotto dell'oggetto recensito. Essendo spietato col suo ego di lettore, può permettersi di esserlo anche nei confronti del libro che sta leggendo. Dice idealmente: io sono nella merda, quindi so di cosa parlo. È per questo che la sua ironia funziona e quella di altri no. Perché l'ironia è un filo di fumo che sale dal basso: se cala dall'alto diventa una cappa. (Lo stesso discorso vale per "L'Italia spensierata" di Francesco Piccolo, che esercita il suo sguardo ingenuo su una serie di luoghi preposti al divertimento di massa. Ma siccome lui è un collaboratore di questa rivista, proprio non si può). Giudizio: 3 soli.

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Roberto Alajmo | 07/07/2007

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