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Cuore di madre


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Poi ci sono quei ristoranti che fanno una distinzione fra clienti di serie A e quelli di serie B. Il proprietario di un ristorante del genere i Clienti A se li coccola per bene. Il cliente A di solito è un cliente fisso, un abituè, uno che si presta a fare tanti complimenti. E spende bene. Molti dei Clienti A si conoscono, sono buoni amici, e sono in ottimi rapporti con il proprietario. I Clienti A vanno lì, in quel ristorante, perché a loro, clienti A, viene riservato un trattamento speciale. Ai Clienti A vengono servite porzioni più grosse, più gustose, gentilezza e sorriso sulle labbra da parte dei camerieri e del proprietario, sempre bene attento. Mai una cattiva parola, un gesto di nervosismo. Tutto fila liscio come l’olio. Anche se arrivano dopo, i Clienti A vengono serviti prima dei clienti B. Tu sei un cliente B e provi a farglielo notare al cameriere, ti rispondono che gli dispiace, che non se ne sono accorti, che non l’hanno fatto apposta. Che hanno perso la tua comanda. Che tu, cliente B, in fondo, te la sei andata anche un po’ a cercare. Proprio in quell’angolo così nascosto, ti sei andato a sedere, con tutto il posto a disposizione. Ti sei fatto dimenticare! Una cameriera ti ribatte convinta che Tu Cliente B, sei arrivato dopo quell’altro. Che è un cliente A, naturalmente. E se provi a controbattere, se ti innervosisci e alzi appena appena la voce contro la cameriera, contro quel cliente A che ti è passato davanti, arriva il proprietario del ristorante, che ti ricorda che sei nella sua casa, ti fa capire che se non ti va bene il servizio, nella zona ci sono tanti altri ristoranti. Che te ne puoi anche andare. Vedi? Sei libero. Cosa aspetti? Nessuno ti obbliga a restare.
Non hai offeso nessuno. Hai detto solo la tua. Tu credi, almeno. Sei davvero stato così maleducato? Allora ti guardi intorno, cerchi l’appoggio degli altri clienti, ma non c’è nessun cliente B rimasto, sono stati tutti già allontanati. Tutti i clienti A ti stanno fissando. Gli sguardi di tutti quanti nella sala si fanno sempre più pesanti. Ti manca l’aria. Ti senti accerchiato. Ti guardano, i clienti A, lo staff, il proprietario, tutti ti fissano con astio, con disgusto, come fossi un alieno, o peggio, un pazzo. Quegli sguardi… “Perché ci rovini la festa? Perché non ti alzi e te ne vai dal nostro ristorante? Il ristorante si chiama Il Club, non hai letto il nome sulla porta prima di entrare?” I clienti A con lo staff ridacchiano ora, fanno battutine su di te, prima discrete, poi pronunciate a voce alta. Le risate sono grasse, adesso: “Ma l’hai visto com’è vestito?” “E com’è volgare quando mangia!” “Poverino, guarda quant’è brutto!” “Ma da dove è uscito!”
Sarebbe da masochisti cercare di ribellarsi:“Te la sei andata a cercare!” Ti direbbero tutti. Potresti fare come vogliono loro, che sono in maggioranza, tu sei solo, potresti adattarti e diventare un perfetto cliente serie A, far parte di quel Club. Ma hai uno spirito libero, non ti piacciono le gabbie, e meno che mai le caste. Allora paghi il conto. In silenzio ti alzi e esci. Il posto si è liberato nel ristorante Il Club, si attende un nuovo cliente, ma con le caratteristiche adatte, quelle di serie A.
L’indomani tu cliente ti trovi seduto ad un ristorante con dei camerieri alla mano, e clienti diversi, di tutti i tipi. Con un proprietario che ascolta le critiche, come i complimenti, di tutti, equamente. E l’indomani i clienti di serie A tornano nel loro ristorante Club. Insieme allo staff, e al proprietario. Tutti come niente fosse. Anche se hanno cacciato qualcuno, non gliene frega niente. Sono tutti felici e contenti. Con la coscienza pulita. Come la Svizzera ;-)

Tamara


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Daniela Vaccaro | 30/10/2009

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